domenica 18 novembre 2012

DIABOLIK il film

ANNO: 1968
SOGGETTO: Arduino Maiuri, Adriano Baracco, tratto dal fumetto creato da Angela e Luciana Giussani
SCENEGGIATURA: Arduino Maiuri, Mario Bava, Brian Degas, Tudor Gates
REGIA: Mario Bava
FOTOGRAFIA: Antonio Rinaldi, Mario Bava
MONTAGGIO: Romana Fortini
PRODUZIONE: Dino De Laurentiis (Italia), Mariano Productions (Francia)
SCENOGRAFIA: Flavio Mogherini
MUSICHE: Ennio Morricone
INTREPRETI: John Phillip Law (Diabolik), Lucia Modugno (Prostituta), Caterina Boratto (Lady Clark), Renzo Palmer (Assistente del ministro), Mario Donen (Sergente Danek), Claudio Gora (Capo della polizia), Adolfo Celi (Ralph Valmont), Michel Piccoli (Ispettore Ginko), Marisa Mell (Eva Kant), Annie Gorassini ( Rose)

Film del 1968 voluto dal produttore Dino De Laurentiis, "Diabolik" inaugura la svolta pop del cinema di Mario Bava che culminerà pochi anni dopo con titoli come "Lisa e il diavolo" e "Cinque bambole per la luna d’agosto".
Inizialmente la pellicola doveva essere diretta dal regista inglese Seth Holt.
Mario Bava subentra nel progetto in un secondo momento e si trova nella scomoda posizione di dover girare un’opera su commissione che non risulti troppo indigesta al grande pubblico.
Per questo il regista sanremese pervade il film di un’estetica personalissima, che sposa il suo gusto visivo con le influenze delle avanguardie artistiche più in voga in quel periodo.
La fotografia, curata da Antonio Rinaldi insieme allo stesso regista, è pervasa infatti da tonalità forti, accese, spesso contrastanti, che aggrediscono lo spettatore cancellando da subito ogni idea di verosimiglianza.
Le scenografie poi, sono parte integrante dell’impostazione che Bava ha voluto dare all'opera.
A questo proposito basti pensare al look del nascondiglio sotterraneo di Diabolik, con forme e colori che mescolano disinvoltamente pop art, futurismo e psichedelia.
La sceneggiatura, nel contesto di una pellicola che trae il suo interesse principalmente dalle immagini, passa inevitabilmente in secondo piano.
In questo lungometraggio abbiamo poco più di un canovaccio, una sequenza di eventi che, oltretutto, cambiano bruscamente direzione e che servono principalmente al regista per guidare lo spettatore nel viaggio psichedelico che ha voluto proporgli.
Cancellando ogni connotazione morale del personaggio originale, il quale si caratterizzava per la sua natura anti-borghese e nelle sue azioni seguiva un codice morale che i suoi nemici non possedevano, Bava smonta e si prende gioco dei valori del suo tempo.
Alla sequenza in cui il discorso del capo della polizia viene accolto da incontrollabili risate, indotte da un gas sparso nell’aria da Diabolik, o a quella in cui il ministro delle finanze si umilia chiedendo alla nazione di pagare di propria spontanea volontà le tasse, accolto anch’esso da sbeleffi e scherno, fanno da contraltare le sequenze di Diabolik e Eva sepolti in un mare di banconote, e quella in cui il ladro decora il corpo della donna con i costosissimi smeraldi appena rubati, per poi tuffarsi, insieme a lei e ai gioielli, in una piscina.
Un’amoralità, figlia della sfiducia da sempre nutrita dal regista nei confronti della propria arte e del cinema in generale, che va a cozzare contro l’impostazione politicamente impegnata di tante pellicole di quel periodo.
Una menzione va fatta anche alla colonna sonora di Ennio Morricone, che si discosta abbastanza dalle composizioni più note del musicista proponendo motivi psichedelici e tipiche composizioni dell’epoca, sposando così in pieno il gusto pop che pervade il film.
In definitiva, si può dire di essere di fronte a un lungometraggio importante nella filmografia di Bava, oltre che anomalo all’interno del variegato panorama delle pellicole tratti da fumetti, l’unico caso, forse, in cui la trasposizione cinematografica è, in un certo senso, più fumettistica dell’originale.
Un'opera che, ancora una volta, mostra da un lato la sfiducia e l’auto-denigrazione tipiche del regista sanremese nei confronti del suo lavoro, ma che dall’altro lato ne ribadisce l’assoluta validità.

sabato 13 ottobre 2012

L'Insonne: Interferenze

Disegni e sceneggiatura: A.A.V.V.
Copertina: Filippo Curzi
Editore: Arcadia Edizioni
N° pagine: 64
Data d'uscita: Settembre 2012
Prezzo: € 5,00

“Interferenze”, nuovo capitolo della saga editoriale de “L'Insonne”, è un albo speciale, pubblicato dalle edizioni Arcadia, distribuito in occasione del settimo “Insonne Day”, festa itinerante che dal 2006 fa incontrare la deejay di Radio Straga Desdemona Metus e i suoi autori con i lettori, che si è tenuta nel mese di settembre presso la Fumetteria ARCADIA di Bergamo.
Il fascicolo, ideale seguito di “Rumori di fondo”, antologia presentata nel 2011 a San Marino, contiene, oltre a diverse pin-up, sette storie brevi del personaggio nato nel 1994 dalla fantasia di Andrea J. Polidori e Giuseppe Di Bernardo.
Questi brevi racconti, che affrontano temi di scottante attualità come: omologazione delle masse, solitudine e dipendenze, sono scritti e disegnati da autori provenienti dalle più svariate esperienze nel campo della letteratura e del fumetto.
Oltre alle sceneggiature del creatore della serie Giuseppe Di Bernardo, si fanno infatti apprezzare scritti di Federico Marchionni, grafico e letterista impiegato presso le “Edizioni Star Comics”, e di Simone Togneri, autore toscano di numerosi racconti e di due interessanti romanzi: “ Dio del sagittario” e “Cose da non dire”.
Tra i numerosi disegnatori che hanno prestato la loro matita a questa pubblicazione, tutti dotati di uno stile diverso e personalissimo, troviamo tra gli altri: Riccardo Nunzianti, Rosario Raho, Claudio Sciarrone, noto anche per aver collaborato con Disney Italia, e Luigi Criscuolo.
Da segnalare infine le tavole complete dai toni comici e surreali realizzate da Nicola Rubin e dal creatore degli FDM, ovvero i Fumetti Disegnati Male, Davide La Rosa.
Il tutto è arricchito da un'evocativa copertina dalle tematiche notturne di Filippo Curzi.
Alla luce di quanto scritto si può quindi affermare, senza paura di smentite, che la lettura di questo volumetto sia caldamente consigliata, oltre che agli appassionati della serie de “L'Insonne”, a chi in una storia a fumetti, oltre ai disegni ad effetto, cerchi contenuti che facciano riflettere.

mercoledì 3 ottobre 2012

Storie da Altrove 15: La dama che incantò Arsenio Lupin

Soggetto e sceneggiatura: Carlo Recagno
Disegni: Sergio Giardo
Copertina: Giancarlo Alessandrini
Editore: Sergio Bonelli Editore
N° pagine: 164
Data d'uscita: Settembre 2012
Prezzo: € 5,20

“Storie da Altrove”, serie a fumetti pubblicata a cadenza annuale da Sergio Bonelli Editore, è uno spin off della collana legata all'affascinante personaggio di Martin Mystère.
Nei corposi volumetti che compongono il serial, scritti, salvo rarissime eccezioni, da Carlo Recagno, si raccontano episodi ambientati nel passato di Altrove, base governativa statunitense che ha lo scopo di studiare in segreto fenomeni che vengono considerati irrisolvibili dalla scienza ufficiale.
Grazie a un divertissement letterario il ruolo di protagonisti delle avventure narrate è rivestito da personaggi storici realmente esistiti o da eroi di noti cicli letterari.
Ciò avviene anche nell'ultimo numero della collana dal titolo “La dama che incantò Arsenio Lupin”.
Ambientato nella Parigi di inizio '900, questo albo vede dapprima fronteggiarsi e poi allearsi contro una nemica comune, la contessa di Cagliostro, due icone della letteratura poliziesca, il ladro gentiluomo Arsenio Lupin e Sherlock Holmes, detective creato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle.
Grazie ad una sceneggiatura ben bilanciata e ricca di sfaccettature e ad un intreccio avvincente e incalzante in cui vengono mostrate le caratteristiche che hanno reso i due protagonisti della vicenda beniamini di migliaia di fans in tutto il mondo, questa storia farà sicuramente presa sul lettore.
Il tratto di Sergio Giardo, classico ed elaborato, pulito, cupo e ricco di particolari poi, è in perfetta sintonia con le atmosfere narrative del volume e si adatta molto bene all'epoca che è chiamato a raccontare.
Il tutto è arricchito da una copertina, in cui si avvertono numerosi influssi della cartellonistica della Belle Èpoque francese, disegnata da Giancarlo Alessandrini e colorata da Alessandro Muscillo.
Oltre alle consuete citazioni tratte da romanzi, racconti e opere a fumetti, sono presenti anche numerosi rimandi all'universo di Martin Mystère, tra cui il principale è quello riferito alla città di Atlantide.
Se proprio bisogna trovare una pecca, che non sminuisce comunque un'opera molto bella e ricca di colpi di scena, è il finale un po' affrettato che lascia più di una sottotrama irrisolta.
Alla luce di quanto scritto si può quindi affermare, senza paura di smentita, che la lettura di quest'opera è caldamente consigliata sia agli appassionati di buon fumetto che a quelli di letteratura gialla e augurarsi che le vicende lasciate in sospeso siano prima o poi concluse.

giovedì 6 settembre 2012

Sotto il mio giardino

Tratto da un meraviglioso racconto del mai troppo compianto Roberto Santini, un cortometraggio che vale sicuramente la pena di esser visto.

 Regia: Andrea Lodovichetti
Soggetto: Roberto Santini, Andrea Lodovichetti
Sceneggiatura: Andrea Lodovichetti, Luca Caprara
Fotografia: Giancarlo Lancioni
Montaggio: Beatrice Corti
Musica: Mario Mariani
Interpreti: Stefano Bottone, Alessandra Pellegrino, Katia Nani, Max Amato
Durata: 19'
Produzione: CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA
Distribuzione: CSC

Liberamente tratto dal racconto dello scrittore fiorentino Roberto Santini “Nero come le formiche”, “Sotto il mio giardino” è il cortometraggio, prodotto dal Centro Sperimentale di Cinematografia, con cui il regista Andrea Lodovichetti e altri capi reparto hanno concluso il triennio didattico alla Scuola Nazionale di Cinema.
Scritto dallo stesso Lodovichetti con Luca Caprara, uscito nel giugno del 2007, e vincitore di numerosi premi tra cui , il premio del pubblico al Beijing Film Academy International Film Festival di Pechino, il primo premio “rivelazione internazionale” al Rhode Island International Film Festival, la menzione “selected work” al JVC International Film Festival di Tokyo, il primo premio miglior cortometraggio internazionale al Garden State International Film Festival nel New Jersey e al Seattle True Independent International Film Festival e il “Silver Award” al Las Vegas International Film Festival, questo breve film, girato nella periferia di Roma e di ambientazione gialla, ha perprotagonisti due bambini.
“Sotto il mio giardino” narra infatti la storia di Marco, interpretato da uno stupefacente Stefano Bottone, bimbo vispo e appassionato di insetti e formiche che, notando la comparsa di un grosso formicaio nel suo giardino, si convince che il vicino di casa abbia ucciso la moglie e l'abbia seppellita nella sua proprietà.
Inizierà quindi una vera e propria indagine, confidandosi con Sara, i cui panni sono vestiti dalla  coetanea Alessandra Pellegrino, che però sembrerà non credergli.
Ma Marco non si darà per vinto e continuerà ad indagare.
Il finale non sarà però quello che ci si potrebbe aspettare e le conclusioni a cui giungeranno le forze dell'ordine con l'aiuto di Marco colpiranno e spiazzeranno gli spettatori.
Per quanto riguarda la parte più propriamente tecnica, quest'opera colpisce per numerosi aspetti.
Nonostante i giovani protagonisti all'epoca delle riprese avessero entrambe otto anni, si muovono come attori professionisti agli ordini di un cast tecnico molto affiatato e compatto.
La recitazione dei due bambini non è mai sopra le righe e sono del tutto assenti quelle ingenuità che ci si potrebbe aspettare da due giovanissimi attori senza nessuna esperienza di set cinematografici.
 Assume poi grande spessore e significato, che si esemplifica nella frase clou del cortometraggio “…puoi fregare tutti, puoi fregare i vicini, puoi fregare la polizia… ma le formiche non le puoi fregare!”, una colonia di formiche, che viene ripresa sotto varie angolature e mostrata nei momenti chiave del film.
Un altro punto a favore di quest'opera è la musica, composta del pianista pesarese Mario Mariani, estremamente avvincente ed adatta a commentare la trama filmica, che non permetterà allo spettatore di staccarsi dallo schermo fino alla parola fine.
Un'ultima curiosità da sottolineare è che il film si è imposto anche al Babelgum Film Festival patrocinato da Spike Lee, dove Lodovichetti ha vinto su 1200 concorrenti provenienti da tutto il mondo: il “Looking for a Genius Award”, consegnato dallo stesso Spike Lee al regista durante la cerimonia di premiazione avvenuta a Cannes, durante il Festival del Cinema, nel maggio del 2008.
Alla luce di quanto scritto non possiamo che auspicarci che opere come questa, che scavano a fondo nella psicologia dei personaggi e mettono a nudo un mondo sommerso che sempre più viene alla luce nei fatti di cronaca, riescano ad uscire dal circuito dei festival e delle proiezioni private e vengano sempre di più immesse nel mercato dell'home video da produttori accorti e coraggiosi.

martedì 14 agosto 2012

Colpo al museo Leone

Testi: Lucia Ferraresi
Regia: Daniele Statella
Fotografie: Michele Trecate, Daniele Statella
Interpreti: Ilaria Paci (Eva Kant), Edoardo Dattrino (Ispettore Ginko), Francesco Pinto (Diabolik)
Anno d'uscita: 2007
N° pagine: 16
Prezzo: gratuito

Distribuito con grande successo nell'anno 2007 in occasione del festival fumettistico Vercelli tra le nuvole e pubblicato sul volume “Diabolik colpo all'italiana”, edito dalla Mondadori nel 2009, “Colpo al museo Leone” è un albo in cui Eva Kant vive un'avventura nella città di Vercelli.
Questo pezzo, regalato ai numerosi visitatori che hanno affollato la manifestazione, ha una particolarità che lo rende appetibile e ricercato da tutti i collezionisti dell'eroe nero creato nel 1962 dalle sorelle Giussani.
Si tratta infatti di un fotoromanzo in cui un'attrice, Ilaria Paci, sosia ufficiale di Eva Kant, per realizzare un furto si muover per i musei e le vie del capoluogo piemontese.
La regia dell'episodio, scritto da Licia Ferraresi ed estremamente coerente per ambientazioni, mezzi e somiglianza degli interpreti con il mondo di Diabolik, è stata curata del disegnatore Daniele Statella che, in collaborazione con il fotografo Michele Trecate, ne ha realizzato anche le riprese fotografiche.
Per quanto riguarda gli attori, a loro agio e perfettamente calati nei ruoli che sono stati chiamati ad interpretare, spicca su tutti la bellezza e la professionalità di Ilaria Paci che veste alla perfezione i panni di Eva Kant.
Il suo aspetto e le sue movenze non fanno infatti rimpiangere il personaggio disegnato ma anzi accrescono la bellezza, il fascino e la particolarità di questa avventura che costituisce forse l'unico esempio di racconto fotografico tratto da una serie a fumetti.
Compaiono inoltre all'interno della storia, anche se per pochi fotogrammi, Edoardo Dattrino nella parte dell'ispettore Ginko e Francesco Pinto che interpreta Diabolik.
Danno valore aggiunto all'opera le fotografie in bianco e nero di Michele Trecate che ha coadiuvato Statella nellla realizzazione di questo albo.
Il suo stile patinato che ricorda i fotoromanzi degli anni '40 rende il sapore di questa pubblicazione molto rétro e invoglia alla lettura di una storia che potrebbe provenire benissimo dagli archivi di riviste di quel periodo come “Bolero” o “Grand Hotel”.
Un'ultima curiosità da mettere in evidenza è che, con un espediente degno del miglior Alfred Hitchcock, anche il disegnatore Daniele Statella compare all'interno della sua opera.
Si riconosce infatti la sua figura nel gruppo di visitatori del museo che compare nelle prime pagine dell'episodio.
Alla luce di quanto scritto non si può quindi che fare un applauso ai realizzatori di questo numero per la novità e la freschezza della storia e consigliare la lettura di questo albo oltre che agli appassionati di letteratura gialla e di buon fumetto anche ai nostalgici di una certa narrazione per immagini in voga negli anni '40 del '900.

domenica 12 agosto 2012

La stangata


“La stangata” è un film del 1973 scritto da David S. Ward e diretto da George Roy Hill, interpretato dallo lo stesso cast che quattr’anni prima aveva fatto la fortuna di un’altra pellicola dello stesso regista, “Butch Cassidy”, e uno dei più divertenti e famosi lavori in cui compare l'attore statunitense Paul Newman.
Nonostante sia ambientato negli anni '30, vale a dire un decennio dopo l'apice del ragtime, movimento caratterizzato da un ritmo binario sincopato considerato alla base del jazz, che ha raggiunto la sua massima notorietà tra la fine del XIX secolo e i primi due decenni del XX, ha avuto il pregio di far riscoprire al grande pubblico questo genere musicale e i brani del suo massimo esponente, Scott Joplin.
Anche in questo lungometraggio come nel precedente western di Hill, tutti gli attori sono al massimo delle proprie capacità recitative anche se la coppia Newman, Redford, dotata di una presenza scenica sopra le righe, emerge maggiormente degli altri.
La sceneggiatura di David S. Ward è brillante e i pezzi di Joplin, arrangiati in maniera splendida da Marvin Hamlish, sono considerati ancora oggi, a distanza di quasi quarant'anni, una pietra miliare della musica da film.
Un’elegante ricostruzione degli Stati Uniti del proibizionismo e una regia efficace e ritmata poi, fanno di quest'opera uno spettacolo godibilissimo e in alcuni punti memorabile.
A dimostrazione della bontà delle sue componenti basti pensare che “La stangata” ha incassato alla sua uscita più di 68 milioni di dollari nei soli Stati Uniti ed è arrivata a vincere 7 Oscar, film, regia, sceneggiatura, montaggio, scenografia, costumi e musica, su 10 nomination.
Ambientata nella Chicago degli anni ‘30, questa divertente commedia ricca di intrighi, racconta la storia di due abili imbroglioni che si mettono insieme per combinare una truffa ai danni di un terribile gangster responsabile dell’uccisione di un loro amico.
Nelle intenzioni di David S. Ward però, il film avrebbe dovuto essere diverso.
Avrebbe innanzi tutto dovuto essere il suo esordio cinematografico con Robert Redford come protagonista assoluto.
Ma l’attore aveva dei dubbi a lavorare con un regista agli esordi e la cosa convinse George Roy Hill a prendere in mano il progetto.
A quel punto, Paul Newman si dimostrò interessato a partecipare e Hill e Ward riscrissero la sceneggiatura addosso a Newman e Redford.
Il risultato di quelle revisioni è stato questo magnifico esempio di cinema dotato di stile, visivamente brillante e raccontato con gran ritmo.

domenica 15 luglio 2012

Elogio della brevità: idea per un'antologia di racconti!

Raccolgo il suggerimento dello sceneggiatore ed editor di Zagor Moreno Burattini che in un suo post dice: " ...nel gennaio 2012, nella collana Libellule di Mondadori è apparsa la raccolta "Il diavolo, certamente".
Questa antologia contiene trentatré storie di Andrea Camilleri brevissime (quattro-cinque pagine appena, ciascuna), efficaci e fulminanti.
Potrebbe essere una sfida divertentissima quella di invitare un gruppo di scrittori esordienti e non a licenziare racconti della stessa brevità, in grado di essere letti tra una fermata e l'altra della metropolitana, e farne una collana di libretti del genere (magari ciascuno con un tema diverso).
Se fossi il responsabile di una Casa editrice che pubblica libri, ci farei un pensierino...".
La cosa andrebbe definita meglio nei suoi punti fondamentali (tematiche, brevità dei racconti ecc.).
Qui comincio col chiedere se qualcuno avesse voglia di seguire con me questo progetto.
Chiunque fosse interessato mi contatti.

E.


lunedì 11 giugno 2012

Il trio della dama nera. Sherlock Lupin e Io

Autore: Irene Adler (Alessandro Gatti e Pierdomenico Baccalario)
Editore: Piemme
Collana: Battello a Vapore
Anno d'uscita: 2011
Pagine: 259
Prezzo: € 16,00

Cosa sarebbe successo se Sherlock Holmes e Arsène Lupin fossero stati amici da ragazzini, prima di diventare l’investigatore e il ladro più famosi di tutti i tempi?
Lo racconta ai lettori Irene Adler, dodicenne curiosa, intelligente, ribelle e amante della scrittura che, nel libro di Pierdomenico Baccalario e Alessandro Gatti dal titolo “Il trio della Dama Nera. Sherlock, Lupin ed Io”, primo di una serie di gialli per ragazzi uscito nell'ottobre 2011 nella collana di Edizioni Piemme dedicata ad un pubblico di adolescenti Il Battello a Vapore, viene presentata come narratrice in prima persona e protagonista, insieme a quelli che diverranno due big della letteratura poliziesca europea anche loro ancora ragazzi, di un'avvincente avventura che si svolge, nella splendida cornice di un centro di villeggiatura della costa atlantica della Francia, negli anni '70 dell'Ottocento.
Nel romanzo, che oltre a riportare vicende affascinanti si presenta come un divertente gioco letterario, si racconta infatti del primo incontro tra i tre, avvenuto nell'estate del 1870.
A caccia di misteri con cui rendere più appassionante la loro permanenza nella località balneare di Saint-Malo, dove si trovano in vacanza, risolveranno un intricato caso in cui si mescolano fughe sui tetti, partite di bridge e un cadavere portato dall’alta marea.
Per quanto riguarda la struttura narrativa dell'opera, gli autori non hanno lasciato nessun aspetto del racconto al caso ma, tramite una prosa scorrevole e un intreccio serrato e coinvolgente, hanno dato vita ad episodi molto credibili e ricchi di suspense e colpi di scena.
Anche l'ambiente assume inoltre molta rilevanza ai fini della riuscita della storia.
La città, le camere d'albergo, i bastioni le strade e i vicoli, contribuiscono infatti far avvertire una sensazione di oppressione e cupezza e a far da cornice ad una vicenda che diventa via vai sempre più enigmatica.
Molto d'effetto è infine la trovata dei tre protagonisti che, nonostante siano ispirati a personaggi della letteratura classica, sono eroi a tutto tondo, delineati con grande maestria nelle loro caratteristiche psicologiche che si trovano a vivere insieme un'avventura complessa e pericolosa che cementerà la loro amicizia nata per caso.
Alla luce di quanto scritto si può quindi affermare, senza paura di smentite, di trovarci di fronte ad un libro vero, appassionante che conquisterà chiunque, dai 10 ani in su, avrà voglia di cimentarsi con la lettura di quest'opera.


domenica 20 maggio 2012

Chiunque io sia

Romanzo scritto da uno tra i più affermati registi italiani di sceneggiati televisivi, riesce ad appassionare il lettore grazie ad una trama avvincente e ad una narrazione serrata.

Autori: Biagio Proietti, Diana Crispo
Editore: Hobby & Work
Collana: Giallo e Nero
Data di uscita: Aprile 2012
N° Pagine: 221
Prezzo: € 16,50

Per tutti i fans del filone degli sceneggiati televisivi, in voga in Italia negli anni '70 e '80, quello di Biagio Proietti è un nome molto noto.
Regista e autore prolifico, è infatti l'artefice insieme a Diana Crispo, sua compagna nella vita oltre che sul lavoro, di numerosi script di famose produzioni poliziesche tra cui spiccano: “Coralba”, “Dov’è Anna?”, la cui ultima puntata è stata seguita da 24 milioni di telespettatori, “Ho incontrato un’ombra”, “Racconti fantastici”, “L’ultimo aereo per Venezia” e “Sound”, film TV nel cui cast figura anche il noto attore statunitense Peter Fonda.
E proprio da un loro vecchio soggetto, “La mia vita con Daniela”, da cui è stato tratto un lungometraggio in due puntate andato in onda con successo nel 1976, i due hanno preso spunto per scrivere “Chiunque io sia”.
Quarto romanzo che porta la firma di Proietti, pubblicato dall'editore milanese Hobby & Work, questo libro, un giallo sofisticato e coinvolgente, ha molte caratteristiche che lo rendono simile ad una sceneggiatura cinematografica.
Divisa in brevissimi capitoli, che suggeriscono l'idea di scene, quest'opera, una storia intrigante che si svolge tra Roma, Firenze e Bruxelles, ha inoltre tutti gli elementi per far presa sul lettore.
Con una prosa concisa, semplice e dal ritmo incalzante, vengono narrate le vicissitudini dell’avvocato Guido Morelli che un bel giorno si trova davanti Bianca Rizzi, una ragazza identica alla moglie Daniela, scomparsa otto mesi prima.
Non solo Bianca è molto simile fisicamente a Daniela ma una serie di indizi inequivocabili dimostrano che è proprio lei.
Comincia così una lunga e accurata indagine nel passato di questa donna, attraverso la quale Morelli riuscirà infine a venire a capo di un enigma che sembra sfuggire ad ogni logica umana.
Ciò che scoprirà non riuscirà però a sollevarlo da tutte le angosce che prova e, nonostante un ritorno della coppia ad una vita con una parvenza di normalità, un finale del tutto inaspettato insinuerà molti dubbi sulla reale conclusione di una vicenda caratterizzata, oltre che da una trama serrata e avvincente, da personaggi molto credibili e ben connotati psicologicamente.
Alla luce di quanto scritto, si può quindi affermare che la lettura di questo volume, ispirato con grandissima eleganza ai temi presenti nella filmografia di Alfred Hitchcock e in cui la realtà quotidiana si carica di risvolti imprevedibili e conseguenze cupe e tenebrose che culminano in uno straordinario colpo di scena finale, sia consigliata non solo agli amanti della letteratura gialla e noir, ma anche agli appassionati del buon cinema poliziesco.

lunedì 16 aprile 2012

Nube mortale

Di: Andrew Lane
Editore: De Agostini Editore
Collana: Young Sherlock Holmes
Data di uscita: Marzo 2012
N° Pagine: 320
Prezzo: € 14,90

Presentata in occasione della Fiera del Libro per ragazzi, che si è tenuta come ogni anno a marzo a Bologna, “Nube mortale” è la prima avventura della collana “Young Sherlock Holmes”.
Scritta dall'autore radiofonico e televisivo, giornalista, saggista e sceneggiatore britannico Andrew Lane, amante del famoso detective londinese al punto di possedere numerose edizioni rare dei libri che ne narrano le gesta, ed edita in Italia da De Agostini, questa serie, composta ad oggi da quattro volumi pubblicati più uno in uscita rivolti non solo a giovani lettori ma anche ad amanti del genere di ogni età, si prefigge, ampliando gli accenni che sulla giovinezza di Sherlock Holmes sono stati fatti da Arthur Conan Doyle nelle sue opere, di rievocare la vita adolescenziale dell'illustre investigatore cioè gli episodi che gli sono capitati precedentemente alla sua prima apparizione ufficiale, nel 1887, nel romanzo “Uno studio in rosso”, dove, a circa trentatré anni d'età, viene descritto da John Watson, ex medico militare appena tornato dalla guerra in Afghanistan che diventerà il suo miglior amico e biografo ufficiale, come un uomo d'azione dalla logica stringente con capacità e abilità ben definite.
La vicenda narrata, scritta con uno stile che ricorda la prosa dell'inventore dei primi gialli della storia della letteratura europea che hanno avuto una diffusione planetaria, si svolge nel 1868 e vede uno Sherlock quattordicenne, mentre passa l’estate nella tenuta dei suoi eccentrici zii nell’Hampshire, risolvere il suo primo caso di omicidio e rapimento.
Durante l'indagine, che lo vedrà sventare, insieme ad un coetaneo di nome Matthew Arnatt, un complotto geniale per uccidere militari inglesi messo in atto da un cattivo molto particolare che risponde al nome di barone Maupertuis, il giovane sarà aiutato da un arguto cacciatore di taglie americano di nome Amyus Crowe, ingaggiato da Mycroft Holmes come tutor per suo fratello minore, e da sua figlia Virginia.
Tutti questi personaggi, ben connotati psicologicamente, rendono la storia, in cui diverse situazioni vengono appositamente lasciate incompiute per essere sviluppate nei volumi successivi della serie, concitata e ricca di colpi di scena.
Se proprio vogliamo cercare il pelo nell'uovo, che però non fa perdere di intensità ad un romanzo estremamente ben costruito e dalla trama avvincente anche se con meno dettagli rispetto agli originali, possiamo affermare che il giovane Holmes è molto meno freddo del computer umano originariamente creato da Conan Doyle.
Nonostante ciò però, possiamo esser sicuri che questo libro soddisferà sia i giovani lettori, che saranno rapiti dalle serrate lotte contro il male del protagonista e dei personaggi che lo accompagnano, sia i fan adulti che potranno finalmente conoscere come avrebbe potuto essere la vita di Sherlock Holmes durante l'adolescenza.

martedì 3 aprile 2012

The Raven


Diretto da James McTeigue, regista che ha appassionato i cinefili con la trasposizione del bellissimo romanzo a fumetti “V for Vendetta”, “The Raven”, film che fin dal titolo si ispira all'opera dello scrittore e poeta statunitense Edgar Allan Poe, è un thriller gotico in cui l'intellettuale di Boston, nella Baltimora del 1849, è costretto ad improvvisarsi suo malgaro investigatore e, nell'ultima settimana della sua vita, a collaborare con il giovane ispettore di polizia Emmett Fields per fermare un serial killer che commette omicidi ispirandosi ai suoi racconti.
Proprio sugli ultimi atti dell'esistenza di colui che è considerato l'inventore del racconto poliziesco, della letteratura horror e del giallo psicologico infatti, si concentra l'attenzione del regista e degli sceneggiatori Hannah Shakespeare e Ben Livingston che, con uno script avvincente e una regia serrata, fanno in modo che il pubblico venga rapito dall'ultima fantasiosa e terrificante avventura vissuta da Poe prima di essere ritrovato in stato confusionale in preda a deliranti farneticazioni sulla panchina di un parco e portato all'ospedale Washington College, dove morirà quattro giorni dopo.
La pellicola, che riporta all'attenzione dello spettatore, a più di quarant'anni di distanza dai lungometraggi di Roger Corman, la biografia e la produzione letteraria di uno dei maggiori talenti che la cultura americana abbia mai espresso, è interpretata da un cast composto da attori di primissimo piano.
Molto credibile John Cusack nella parte del protagonista.
La sua impersonificazione del poeta squattrinato ed emarginato, dello scrittore tanto geniale quanto sregolato, folle ed eccentrico cui il destino sembra aver negato la possibilità di amare che, tramite un espediente metaletterario, viene trasformato da persona realmente esistita in personaggio delle sue opere, è in linea con quello che di lui si sa attraverso la sua biografia.
Fa da spalla a questo “romantico” investigatore il più concreto Emmett Fields, detective della polizia di Baltimora interpretato da un carismatico Luke Evans.
I due, in una frenetica corsa contro il tempo resa ancora più coinvolgente dalla musica del giovane compositore spagnolo Lucas Vidal, faranno fronte comune contro un brutale assassino per salvare da morte certa Emily, cui presta il volto l'attrice britannica Alice Eve, figlia del burbero colonnello Charles Hamilton, Brendan Gleeson, e ragazza amata da Poe.
Ad una trama suggestiva e ben congegnata si contrappone, per quanto riguarda la realizzazione del film, un'accozzaglia dei generi cinematografici che vanno per la maggiore.
Il lungometraggio, che al contrario di quanto affermato da autori e regista, getta poca luce sulla vita e sulla reale personalità dell'intellettuale americano, pur essendo pervaso da atmosfere neogotiche e omicidi efferati, è infatti un'opera in cui scampoli dei racconti di Poe vengono appiccicati su un impianto mistery pesante e obsoleto.
A conferma di ciò anche gli indizi attraverso cui si risale all'assassino e l'escamotage attraverso il quale il protagonista trova la morte sono deboli e scontati.
Alla luce di quanto scritto si può quindi affermare che quest'opera non sia niente di più che una pellicola che si lascia piacevolmente guardare senza mai prendersi troppo sul serio e senza alcuna pretesa di sorta.

domenica 1 aprile 2012

Pagine ingiallite [1] Giuseppe Ciabattini e i romanzi di “Tre Soldi”

Giuseppe Ciabattini
Parlando di romanzo giallo, con un particolare occhio di riguardo per la Toscana, non si può non ricordare la figura di Giuseppe Ciabattini.
Famoso scrittore, regista, commediografo e attore, nato ad Aulla, piccolo paese in provincia di Massa Carrara, nel 1882 e morto a Milano nel 1962 è noto, oltre che per aver recitato in numerosi film di gran richiamo, anche per aver lavorato per la radio.
Per questo media ha infatti creato numerosi e famosi personaggi, alcuni dei quali protagonisti di gialli radiofonici, tra cui, con lo pseudonimo di Giuseppe Catiani, l’ispettore Scala, presente nei radio sceneggiati “L’ispettore Scala” e “L’Ispettore Scala è in piedi”.
Nel 1956, inoltre, ha dato vita a due romanzi polizieschi molto originali.
Questi libri, pubblicati sulla testata “I gialli Mondadori”, sono ispirati a sei racconti, raccolti con il titolo “Sei casi per Tre Soldi”, trasmessi in un primo momento dalla radio e, in seguito, pubblicati dalla Mondadori in appendice ai volumi del giallo.
Per capire la novità di queste opere, bisogna analizzare il periodo storico in cui sono state pubblicate.
La seconda guerra mondiale era finita da poco e l’Italia ne era uscita sconfitta.
In questo contesto quindi, gli autori e gli intellettuali del bel paese guardavano con occhio benevolo all’America, meglio ancora agli Stati Uniti, la cui cultura rappresentava tutto ciò che poteva far dimenticare alla nazione di essere povera in canna.
Erano gli anni in cui Fred Buscaglione irrompeva sulla scena con canzoni, scritte da uno studente di giurisprudenza di nome Leo Chiosso, che parlavano con ironia di “bulli e pupe”, di New York e di Chicago, di duri spietati con i nemici, ma sempre in balia delle donne e dell’alcool e in cui Renato Carosone faceva la parodia di questa situazione e nel brano “Tu vuo’ fa l’americano” dipingeva la versione napoletana del mito degli Usa facendo un ritratto ironico di un giovane che si atteggiava a yankee.
In questo clima anche la letteratura poliziesca americana ebbe un’ampia diffusione.
In Italia cominciarono ad essere letti autori di romanzi, appartenenti al così detto genere hard boiled, che riuscivano a condire le loro storie con un po’ di sesso e di violenza, per suscitare quel gusto del proibito che, visto oggi, assomiglia a una barzelletta.
Ed è proprio in questi anni, per l’esattezza nel 1956, che Giuseppe Ciabattini pubblica i suoi libri.
Questi volumi hanno per protagonisti Tre Soldi e il socio Boero, due clochard, che in una città che anche se non viene mai nominata ricorda molto da vicino Milano, vagano alla ricerca di pezzi di carta da raccogliere e rivendere.
A questo, Tre Soldi, unisce una passione smodata per la lettura di libri gialli e ben presto, grazie anche ad una certa capacità di ragionare sviluppata dalla vita solitaria, acquisisce una notevole tecnica investigativa che mette all'opera, non per denaro o per divertimento, ma solo per umanità.
Gli ambienti che frequenta spesso gli forniscono dei casi e il simpatico vagabondo è subito pronto all'azione spinto da un istintivo senso di giustizia e di onestà e da un forte desiderio di avventura.
Così, prima che la polizia giunga alla conclusione, al Commissario di zona viene recapitata una lettera, piena di errori di ortografia, ma con la soluzione del mistero.
Alla luce di quanto scritto, per la freschezza e la novità che questi romanzi hanno rappresentato per l'epoca, non si può non rammaricarsi per il fatto che la stagione di Tre Soldi sia stata brevissima.


martedì 27 marzo 2012

Il fiuto di Sherlock Holmes

Nonostante l'abbia già in VHS e DVD e l'abbia visto innumerevoli volte quando m'ha chiamato dalla vetrina del negozio di amici da cui mi servo non ho saputo resistere e da buon NERD l'ho acquistato senza pensarci un attimo.


"Il fiuto di Sherlock Holmes", serial d'animazione che costituisce  uno dei rari casi di collaborazione tra giapponesi e occidentali su un piano di parità, tratto dai romanzi di Sir Arthur Conan Doyle e realizzato dallo Studio Rever dei Pagot per la RAI TV in collaborazione con la Tokyo Movie Shinsha, è stato raccolto dalla Yamato Video in un cofanetto che riunisce in un unico prodotto i 5 DVD contenenti i 26 episodi della serie TV.

"Il fiuto di Sherlock Holmes" comincia a essere prodotto nell’aprile del 1981, sotto la supervisione di Hayao Miyazaki, famoso regista d’animazione giapponese, allora fresco del successo di "Conan il ragazzo del futuro", che cura anche la regia dei primi sei episodi.

La produzione però viene cancellata perché gli eredi di Arthur Conan Doyle non permettono l’uso del nome di Holmes, dopo che soltanto quattro episodi sono stati completamente realizzati e due soltanto parzialmente.

Si ricomincia a parlare della serie soltanto nel marzo del 1984 quando contemporaneamente al primo lungometraggio dello studio Ghibli di Miyazaki, "Nausicaa nella valle del vento", furono realizzati gli episodi "Lo smeraldo blu" e "Il tesoro sommerso".
Questo fatto riporta in auge il progetto dello Sherlock Holmes animato e ai sei episodi diretti da Miyazaki se ne aggiungono altri venti diretti da Kyosuke Mikuriya.

Quanto alla trama delle puntate, è arcinota: il brillante investigatore Sherlock Holmes in compagnia del fido aiutante e cronista Dr. Watson combatte il crimine, risolve casi impossibili e affronta il temibilissimo Dr. Moriarty genio del male dotato di una brillante intelligenza.
I personaggi sono quelli classici presenti nei racconti e nei romanzi di Doyle, Sherlock Holmes, il suo inseparabile amico dr Watson, la sua nemesi il prof. Moriarty, ma hanno tutti una peculiarità; sono animali.
Il protagonista, per esempio, é una volpe.
Gli storyboards e i personaggi sono realizzati in Italia dallo Studio Rever, mentre tra gli autori giapponesi che hanno lavorato alla coproduzione, il più famoso è senza dubbio Hayao Miyazaki.

I ventisei episodi di cui si compone la serie, sono stati trasmessi giornalmente su RAI UNO a partire dal ventisei novembre 1984, in contemporanea con il Giappone.

"Il fiuto di Sherlock Holmes", che ha avuto un discreto successo nel paese del sol levante, è passato quasi inosservato in Italia nonostante sceneggiature e animazioni di buona qualità e storie avvincenti e piene d’azione.
Anche se solo sei episodi sono stati realizzati da Miyazaki, ci sono nell’intera serie molte caratteristiche che si ritrovano anche nelle opere successive del famoso regista giapponese come inseguimenti automobilistici, mirabolanti scene di volo, donne determinate e soggetti negativi che si redimono.

Da segnalare poi, cosa che farà piacere a tutti gli amanti della serie, che la Yamato Video ha lasciato inalterato il doppiaggio italiano dell’84.

Ancora una volta così Mauro Bosco col suo accento torinese riesce a farci amare alla follia il personaggio del prof. Moriarty.
Rilevanti sono anche le interpretazioni di Elio Pandolfi che da la voce a Sherlock Holmes e di Riccardo Garrone che invece doppia Watson.

domenica 25 marzo 2012

Fez, struzzi e manganelli

In questa nota parlerò di una bella antologia di racconti gialli ambientati durante l'epoca del fascismo che, nonstante sia uscita nel 2005, non ha risentito per niente del passare del tempo.

 Di: AA.VV.
Editore: Sonzogno
Data di uscita: Aprile 2005
N° Pagine: 438
Prezzo: € 18,00

"Fez, struzzi e manganelli" è un’antologia edita da Sonzogno e uscita in tutte le librerie italiane nel mese d’aprile del 2005.
Curata da Gian Franco Orsi presenta racconti di ventisei tra i più famosi giallisti italiani tra cui: Alan D. Altieri, Graziano Braschi, Andrea Carlo Cappi, Alfredo Colitto, Danila Comastri Montanari, Nino Filastò, Marcello Fois, Leonardo Gori, Carmen Iarrera, Sergio Kraisky, Diana Lama, Ernesto G. Laura, Giulio Leoni, Carlo Lucarelli, Loriano Macchiavelli, Ettore Maggi, Maurizio Matrone, Giancarlo Narciso, Divier Nelli, Giancarlo Pagani, Ben Pastor, Claudia Salvatori, Gian Paolo Simi, Alda Teodorani, Diego Zandel e Giovanni Zucca.
Questi racconti o romanzi brevi, tutti inediti e pubblicati in stretto ordine alfabetico di autore, sono ambientati nel ventennio fascista e offrono al lettore, attraverso la trama gialla, uno spaccato rigoroso e appassionante dell’epoca del Duce.
La ricostruzione storica è molto accurata e anche i personaggi: camicie nere, dive irraggiungibili e affascinanti, ebrei perseguitati e oppositori del regime, sono tipici dell’epoca.
Le loro vicende, narrate con grande mestiere degli autori, avvengono sullo sfondo di grandi eventi come: la marcia su Roma, le adunate oceaniche, la guerra in Abissinia e le leggi razziali, fino all’epilogo del secondo conflitto mondiale.
Vicende tragiche e ironiche in cui gerarchi fascisti, partigiani e testimoni legano i loro destini a meschinità e soprusi, offrendoci uno spaccato vivido e drammatico dell’epoca del ventennio e un ritratto in noir dell’Italia in camicia nera.
Alcuni racconti presenti nell’antologia, come "L’unico fascista buono" di Alan D. Altieri e "A cercar la bella morte" di Ettore Maggi sono ambientati in periodi violenti come quelli dell’avvento del fascismo nel 1922 e dei giorni dell’inverno 1944-45 tempestati dagli scontri tra partigiani, brigate nere e SS.
Altri invece come "Lo strummolo con la tiriteppola" di Diana Lama e "Un delitto a fumetti" di Ernesto G. Laura raccontano la quotidianità della vita sotto l’ombra del fascio.
Il risultato sono ventisei opere letterarie piene di violenza, di orrore e di eroismo raccontate con stile incisivo ed evocativo, tutte coerenti con l’epoca affrontata e perfettamente incastonate in quegli anni.
Gli scrittori, tra cui molte stelle di prima grandezza del panorama letterario italiano, hanno affrontato il ventennio da vari punti di vista, con risultati spesso sorprendenti.
Insomma "Fez, struzzi e manganelli" è una antologia imperdibile per tutti gli amanti della suspense, ma anche una lettura preziosa per chi voglia osservare l’epoca fascista da una prospettiva insolita.

sabato 24 marzo 2012

Squadra speciale Ghost

In questa nota presenterò un'opera molto bella ma, per la volontà dell'autore di rendere credibile la trama eccedendo in particolari pseudoscientifici che possono risultare di difficile comprensione per chi ne è a digiuno, non adatta a chi preferisce letture a fumetti semplici o di puro intrattenimento.

Di: Masamune Shirow 

Editore: Star Comics 

Collana: Storie di kappa (n. 117) 

Anno di uscita: 2004 

N° pagine: 352 

Prezzo: € 9,50

Nel giugno del 2004 la Star Comics ha pubblicato in un unico volume sul numero 117 della testata Storie di Kappa "Squadra speciale Ghost", l’opera a fumetti che ha consacrato lo sceneggiatore e disegnatore giapponese Masamune Shirow come il signore assoluto del cyberpunk a fumetti. 

Questo manga che è apparso per la prima volta in Italia, suddiviso in otto episodi, nel luglio del 1992 sulla rivista Kappa Magazine, edita da Star Comics, è composto da 352 pagine. 

Per questa edizione in volume di lusso però, l’opera ha subito un nuovo adattamento rispetto all’edizione presentata su Kappa Magazine. 
È stata inoltre completamente ritradotta e impaginata alla giapponese cioè con lettura da destra verso sinistra. 
Il manga è ambientato nell’anno 2029 in un mondo che è ormai completamente informatizzato e in cui è disponibile la tecnologia per creare robot, androidi e varie protesi bioniche. 

Per contrastare il crimine alla radice viene creata dal governo la squadra speciale ghost, dotata delle migliori tecnologie e formata da esperti, guidata dal maggiore Motoko Kusanagi e alle dirette dipendenze del primo ministro giapponese. 

Sono loro a occuparsi dei casi di polizia più spinosi fino a quando il Marionettista, il più famoso tra i pirati informatici, riesce a sconvolgere il delicato equilibrio che permette l’esistenza di un team del genere. 
La serie si compone di diverse avventure che non sono tutte collegate tra di loro. 

Lo scopo dell’autore, raggiunto con incredibile maestria, è quello di mostrarci una possibile evoluzione tecnologico-informatica in un contesto prettamente militare. 

Il fulcro è comunque il collegamento tra uomo e macchina, in una società dove è sempre più difficile capire dove finisce la macchina e inizia l'uomo. 

Il manga, che presenta anche delle pagine a colori, è molto ben disegnato. 

I personaggi principali, sono ben caratterizzati e anche l’ambientazione nella quale si muovono i protagonisti è molto credibile. 

La storia, che presenta vari livelli di lettura, è tutto sommato lineare nel suo svolgimento: l’unica pecca è forse costituita dallo sforzo dell’autore di rendere credibile la trama eccedendo in particolari pseudoscientifici che possono risultare di difficile comprensione per chi ne è a digiuno. 

Proprio per questo motivo, Squadra speciale Ghost, non è una serie adatta a chi preferisce letture semplici o di puro intrattenimento.

domenica 19 febbraio 2012

100 Bullets: vol.1

In questa nota parlerò di una bellissima serie targata Vertigo, che ho riletto ultimamente con immutato piacere rispetto alla prima volta.

 Sceneggiatura: Brian Azzarello
Disegni: Eduardo Risso
Editore: RW Lion
Collana: Vertigo Monthly
Data di uscita: Febbraio 2012
N° Pagine: 96
Prezzo:
€ 5,95

È stato pubblicato da Lion Comics, linea di fumetti della novarese RW Edizioni, licenziataria per l'Italia dei diritti dei comics americani della DC Entertainment, nella collana Vertigo Monthly, che alternerà mensilmente con titolo e numerazione autonoma due celebri serie dell’etichetta matura della DC Comics, un volumetto che contiene i primi quattro numeri di “100 Bullets”.
Quest'opera, dalle forti tematiche ed ambientazioni noir, prima di uscire in questa sede è stata pubblicata sul mensile dalla casa editrice romana Magic Press Vertigo Presenta e da questa presentata in volume per poi passare, con i diritti dei fumetti DC Comics e Vertigo di cui è stata concessionaria dall'agosto 2006 al dicembre 2011, ad essere edita da Planeta De Agostini.
Il titolo della serie, scritta da Brian Azzarello e disegnata da Eduardo Risso, deriva da un espediente creato ad arte dallo sceneggiatore di Cleveland.
Un un uomo in nero, l’Agente Graves, consegna a vittime di atti di violenza una valigetta contenente: una pistola, 100 proiettili da cui non si può risalire al possessore ed un fascicolo su cui sono riportate inconfutabili prove che inchiodano il colpevole di tali atti.
Questo fatto fa si che il fortunato possessore della valigetta si senta autorizzato a farsi vendetta da solo senza il rischio di essere scoperto.
Non sempre però, la vendetta è fonte di soddisfazione.
Anzi il più delle volte riapre ferite mai rimarginate e fa cadere il malcapitato in un baratro da cui è impossibile che si rialzi.
Come in tutti i serial noir che si rispettino anche in questo non esistono i buoni tutti di un pezzo e il male non viene mai sconfitto definitivamente.
Anche le ambientazioni e i personaggi poi, sono quelli tipici di questo filone: quartieri pericolosi, poliziotti venduti, potenti che corrompono, forti che sopravvivono e deboli che muoiono senza aver vinto mai.
La sceneggiatura di Azzarello è incisiva e piena di mordente.
Ottimi i disegni di Eduardo Risso che appaiono appena un po’ più morbidi rispetto alle sue opere più recenti.
Penalizzate da una colorazione piatta e impersonale, le tavole avrebbero reso maggiormente in bianco e nero, lasciando apprezzare ancor di più gli evidenti omaggi al Frank Miller di Sin City.
Se proprio vogliamo cercare una nota stonata in questa arco di storie, a mio avviso, risulta fastidioso il farsi giustizia da soli dei vari personaggi adescati dall’Agente Graves.
Questa tentazione, che tuttavia è umanissima, evoca però spettri di bestialità e dovrebbe atterrire ogni mente razionale, pena il progressivo scivolamento verso un imbarbarimento del convivere civile.
A parte questo, la serie è ben costruita e soddisferà sicuramente tutti gli estimatori di fumetti e gli appassionati di letteratura e cinema noir.

lunedì 13 febbraio 2012

Dialbolik: La congiura dei traditori

In questo post due righe sull'ultimo dei tredici albi di Diabolik disegnato dall'amico Giuseppe Di Bernardo.

Soggetto e sceneggiatura: Mario Gomboli, Andrea Pasini
Disegni e copertina: Giuseppe Di Bernardo, Jacopo Brandi, con la collaborazione di Andrea Cuneo
Editore: Astorina s.r.l
Data di uscita: Febbraio 2012
N° Pagine: 120
Prezzo: € 2,20

È uscito nel mese di febbraio, per i tipi della casa editrice milanese Astorina, l'albo di Diabolik dal titolo “La congiura dei traditori”.
Questo volumetto del celebre personaggio a fumetti italiano, ideato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani esattamente cinquant'anni fa, vede un team creativo di altissimo livello.
Ad interpretare uno dei tanti soggetti elaborati da Mario Gomboli, attuale direttore della casa editrice e responsabile della testata, nel corso della sua più che quarantennale carriera all'interno dell'Astorina, troviamo infatti la penna di Andrea Pasini.
Questo giovane autore, fiorentino di nascita ma milanese d'adozione, ha scritto una sceneggiatura scorrevole, ricca di sangue e di colpi di scena, come sempre d'altronde quando si parla di Diabolik, che tuttavia non tradisce gli stilemi classici della collana in cui il bene e il male come sempre si fronteggiano.
Oltre agli eroi principali della serie, Diabolik, Eva Kant e Ginko, numerosi personaggi minori, ben definiti e connotati psicologicamente, danno vita ad una vicenda molto originale che terrà il lettore con il fiato sospeso.
Autori dei disegni di quest'avventura infine gli enfants terribles Giuseppe Di Bernardo, che, con la collaborazione di Andrea Cuneo, ha curato le matite dell'albo, e Jacopo Brandi, che si è occupato delle chine.
I due, che per la prima volta si sono cimentati anche nella realizzazione della copertina e del retro del volumetto, sono dotati di un segno e di una costruzione delle inquadrature che, discostandosi dal tratto classico con cui da cinquant'anni è disegnata l'opera e avvalendosi di una grafica più moderna e dinamica, strizza l'occhio ad autori giapponesi come Go Nagai e Masamune Shirow.
Ciò si inquadra nella volontà della casa editrice di svecchiare il personaggio e renderlo appetibile per i lettori più giovani.
Alla luce di quanto scritto possiamo quindi affermare che questo albo è veramente molto bello da leggere e appassionerà sia gli amanti del fumetto che a quelli del buon giallo.

mercoledì 8 febbraio 2012

Supergulp! Ebbene sì, maledetto Carter! (con DVD)

Quello di cui voglio parlare in questo post è un libro, uscito nel 2007, che celbra, con interventi e un DVD allegato contenente alcuni spezzoni della trasmissione, SuperGulp! Fumetti in TV, un programma televisivo dedicato al mondo dei fumetti trasmesso sul Secondo Canale della RAI e creato da Guido De Maria e Giancarlo Governi.

 Autori: Guido De Maria, Giancarlo Governi, Vito Lo Russo, Francesco Guccini
Introduzione: Marco Lupoi
Editore: Magazzini Salani
Anno di pubblicazione: 2007
Pagine: 143
Prezzo: € 16,90


In occasione del 35° anniversario di Gulp! I fumetti in TV, trasmissione andata in onda per la prima volta sulla Rai nel lontano 1972, nell’ottobre del 2007 è uscito nelle librerie "Supergulp! Ebbene sì, maledetto Carter!", un cofanetto edito da Salani in collaborazione con Rai Trade, composto da un libro, con un’introduzione del famoso critico fumettistico Marco Lupoi ed un testo di Francesco Guccini che raccoglie la storia del programma raccontata dai protagonisti, e da un DVD di 60 minuti.

Il supporto video allegato al volume, contiene alcuni “fumetti in TV” apparsi nel corso del programma, con i principali protagonisti: Alan Ford e il gruppo TNT di Max Bunker, le Sturmtruppen di Bonvi, Jak Mandolino di Jacovitti, Corto Maltese di Hugo Pratt, Giumbolo di Guido De Maria e Nick Carter di Bonvi e Guido De Maria.

Per capire l’importanza storica di questo prodotto farò in questa sede un breve accenno al programma e a cosa ha significato per i ragazzi di quel periodo e per il fumetto in Italia.

Nel settembre del 1972 la Rai manda in onda la prima edizione di “Gulp! I fumetti in Tv”, una trasmissione curata da Giancarlo Governi e Guido De Maria che presenta filmati in semi-animazione di alcuni tra i personaggi che popolavano le allora affollatissime edicole italiane come, solo per citarne alcuni, Alan Ford, le Sturmtruppen, Corto Maltese, Cocco Bill e non ultimo il simbolo della trasmissione, l’investigatore Nick Carter, creato per l’occasione dal duo composto da Bonvi, pseudonimo del disegnatore Franco Bonvicini e dallo stesso De Maria.

Con gli anni ai filmati si aggiunsero anche cartoni animati veri e propri acquistati dall’estero.

Dalla Francia arrivarono Asterix e Tin Tin, dagli USA i supereroi Marvel.

Sulla spinta del successo di Gulp!, che si chiamerà SuperGulp! nelle edizioni successive, il fumetto raggiunge vette di popolarità senza precedenti, ma soprattutto conosce una giusta consacrazione culturale grazie anche ad intellettuali illuminati quali, per fare alcuni nomi, Umberto Eco e Oreste Del Buono.

In sostanza “I fumetti in Tv” completarono e diedero eco all’opera fondamentale iniziata in quegli anni sulle pagine delle riviste.

Un altro fatto da sottolineare poi, è che la trasmissione di Guido De Maria e Giancarlo Governi ebbe un enorme successo di pubblico con un audience che ogni sera si assestava sull’ 83%, un ascolto superiore al Rischiatutto di Mike Bongiorno, e, nel 1979, Guido De Maria ricevette proprio per Supergulp! il premio per la Regia Televisiva nel settore TV per Ragazzi.

Nell’approssimarsi del trentacinquennale della trasmissione, Vito Lo Russo, assieme a Governi e De Maria, ha avviato un lungo lavoro di ricerca per riportare alla luce quanto più materiale possibile.

Un lavoro titanico reso molto problematico dal fatto che le puntate venivano registrate allora in uno standard video, il Sony V600, oggi illeggibile.

Per quanto riguarda gli episodi presenti sul DVD, se le Sturmtruppen di Bonvi e il Jak Mandolino di Jacovitti sembrano un po’ risentire del tempo, con i loro ritmi e tempi comici un po’ datati e più consoni alla carta stampata che alle dinamiche televisive, gli altri risultano ancora magnifici e ricchi del fascino dell’epoca, su tutti l’onirica avventura di Corto Maltese.

Straordinario anche il backstage di Nick Carter con un Bonvi incontenibile.

Nel volumetto allegato poi, sono presenti le testimonianze e i ricordi dei curatori, nonché le dettagliate schede dei personaggi ospitati dalle varie edizioni di "Gulp!" e "Super Gulp!".

Alla luce di quanto detto, possiamo quindi affermare che questo cofanetto è davvero da non perdere sia per chi ha visto più di trent’anni fa lo storico programma, sia per chi non avesse avuto modo di vederlo per ragioni anagrafiche ma volesse scoprirlo.

domenica 5 febbraio 2012

Julia

 In questo intervento vorrei presentare ai miei lettori Julia - Le avventure di una criminologa, serie a fumetti creata da Giancarlo Berardi, edita da Sergio Bonelli Editore.

Julia le avventure di una criminologa
"Julia - Le avventure" di una criminologa è il fumetto ideato e sceneggiato da Giancarlo Berardi, famoso papà di Ken Parker, uscito nel ’98 per la Sergio Bonelli Editore.

Il genere a cui appartiene questo fumetto è il noir, che come sempre quando si parla di Berardi è ben condotto e ben documentato.

L’autore infatti, trae spunto da fatti di cronaca nera realmente accaduti e attinge a piene mani dai più aggiornati studi di criminologia, psicologia, psicoanalisi, antropologia sociologia e scienze giuridiche.

Ogni albo della serie è costituito da 130 pagine, rispetto alle 98 dei normali albi della Bonelli.

Questo ha permesso a Berardi di imprimere alle vicende narrate uno stile più “cinematografico” e incisivo.

Modellata graficamente sulle fattezze dell'attrice Audrey Hepburn, Julia vive a Garden City, immaginaria cittadina del New Jersey, nella finzione letteraria situata a meno di un’ora di viaggio da New York.

Insegna criminologia all’università e collabora con la Polizia locale.

Julia Kendal
Nonostante sia fisicamente immediatamente riconoscibile, il lavoro di Berardi per caratterizzare il personaggio sia culturalmente che psicologicamente è stato notevole.
Julia ama la lettura, il suo studio è stipato di libri che non sono soltanto manuali di criminologia, e la musica, nel mezzo del suo salotto c’è un grande pianoforte a coda che suona con grande maestria.
Reduce da un doloroso evento traumatico che ne ha segnato in maniera indelebile la psiche, le sue notti sono perennemente tormentate da incubi, affida le confessioni più intime al suo diario, i cui brani fanno da abituale contrappunto alla narrazione.

Dopo la brusca rottura con il fidanzato, Julia conduce una esistenza da single convinta, con la sola compagnia della gatta Toni e della domestica Emily, modellata sulle fattezze dell'attrice Whoopi Goldberg.
La sua routine quotidiana è divisa fra le lezioni all’università e le sempre più impegnative collaborazioni con il Sergente Ben Irving ed il Tenente Alan Webb, con il quale i rapporti umani e professionali sono continuamente in bilico fra fiducia e conflittualità, anche a causa della inconfessabile “gelosia” di quest’ultimo per il detective Leo Baxter, amico fraterno di Julia e suo valido “braccio destro” nelle indagini più impegnative.

Rari i suoi contatti con la sorella minore Norma, modella di professione con seri problemi di dipendenza dalla droga; frequenti invece le sue visite alla nonna Lillian, ospite in una casa di riposo alla periferia della città.

L’eroina di Berardi mette la sua conoscenza della psicologia umana al servizio della Polizia, contribuendo alla comprensione dei moventi che spingono i criminali ad agire.

Julia spesso si trova a dover contrapporre al decisionismo tipico dei tutori della legge la meditata cura dell’indagine psicologica, cercando di portare alla luce le lacerazioni nascoste anche nell’animo del killer più sanguinario.

Fra tutti i criminali con i quali Julia ha avuto a che fare, spicca in “brillante” negativo la figura di Myrna Harrod, la serial killer omosessuale protagonista dei primi tre albi, la cui cattura ha costituito il pretesto narrativo per giustificare il suo ritorno a collaborare con la Legge.

Myrna Harrod
Per concludere possiamo dire che ciò che fa di Julia un fumetto diverso dai numerosi prodotti che si basano sugli stilemi noir è la maggiore attenzione alla metodologia e alla tecnologia dei moderni corpi investigativi, oltre che alla psicopatologia criminale.
  
Chi c'è dietro Julia....

Breve biografia di Giancarlo Berardi sceneggiatore di fumetti padre di "Ken Parker" e creatore della serie "Julia - Le avventure di una criminologa".

Giancarlo Berardi
Giancarlo Berardi, padre di "Julia - Le avventure di una criminologa" e di "Ken Parker", è nato a Genova il 15 novembre del 1949 ed è considerato come uno dei migliori sceneggiatori del mondo del fumetto.
Stimato come uno dei maestri del genere realistico, in realtà comincia la sua attività come musicista.
Negli anni Sessanta compone, canta e suona con un gruppo chiamato “Gli Scorpioni”.
La musica è una delle sue passioni, insieme alla lettura, al cinema e alla scrittura.
Inizia infatti a frequentare le sale cinematografiche all’età di tre anni, grazie ad un suo parente che faceva il proiezionista.
Il primo romanzo letto da Berardi è stato “L’ultimo dei Mohicani”, un vero e proprio imprimatur, che stimolerà nello sceneggiatore la scelta di scrivere storie western per circa venticinque anni.
Altre circostanze condurranno Berardi alla scelta di intraprendere la strada del fumetto in veste di sceneggiatore, esordendo con una breve storia per la rivista Horror.
In questo periodo stringe amicizia con il disegnatore Ivo Milazzo, rapporto fecondo da cui fuoriesce un lunghissimo sodalizio artistico che dà presto i suoi frutti.
I due per Il Giornalino, creano la figura di Tiki, poi la serie western “Welcome to Springville”, che prende vita sulle pagine di Skorpio.
Insieme danno vita al celebre personaggio western Ken Parker e al detective Marvin, ex attore del cinema muto.
Intanto Berardi scrive alcune storie che hanno come protagonista il celebre detective inglese Sherlock Holmes.
I disegni, un'esperienza che lo stesso Berardi ha definito una grande sfida con se stesso, sono di Giorgio Trevisan.
La sua ultima “creatura”, Julia, è giovane e carina e di mestiere fa la criminologa.
È il primo personaggio femminile con cui Berardi ha a che fare, un’altra sfida, un modo per coltivare il lato femminile presente in ogni uomo.
In omaggio al primo grande amore cinematografico della sua vita, Audrey Hepburn, Berardi le ha regalato tratti estremamente somiglianti alla grande diva degli anni ‘50.
Il mensile, edito da Bonelli, viene lanciato nel 1998 e riscuote immediato successo di critica e di pubblico.
Julia insegna all'università di Garden City, città fittizia poco distante da New York, e collabora, di tanto in tanto, con la polizia.
La ragazza ha un compagno a cui affida tutte le sue impressioni, un diario personale, espediente narrativo scelto dall’autore per approfondire pensieri ed emozioni.
Giancarlo Berardi nel corso della sua lunga attività ha raccolto una lunga e meritatissima serie di riconoscimenti, tra cui il Premio Oesterheld, il Premio Internacional Barcelona de Comics, l’Haxtur e lo Yellow Kid.

domenica 22 gennaio 2012

Bacon – Chicago 1936

Dopo essere stata l'ambientazione ideale per capolavori della storia del cinema come, solo per citarne alcuni, "La Stangata", "Gli Intoccabili" e "Blues Brothers", Chicago vede muoversi per le sue strade uno dei più particolari e divertenti investigatori privati che il fumetto italiano ci ha regalato negli ultimi anni.

Sceneggiatura disegni e copertina: Marco Natale
Editore: Vittorio Pavesio Productions
Data di uscita: Gennaio 2011
N° Pagine: 112
Prezzo: € 14,90

Ambientato in una Chicago anni '30 popolata da animali antropomorfi che incarnano vizi e virtù dell'uomo comune, “Bacon – Chicago 1936” è un libro a fumetti dai toni noir, pubblicato e distribuito sul mercato italiano e francese dall'etichetta editoriale torinese Vittorio Pavesio Productions, scritto e disegnato, con grande attenzione ai particolari e un'ironia non comune, da Marco Natale.
Protagonista della vicenda è Joe Bacon, un maiale investigatore privato che, tra squali manager e gatte prostitute, in un ambiente in cui crimine, economia e politica vanno a braccetto, indaga su un caso di omicidio che lo porterà a smascherare un terribile intrigo.
Accanto a lui, sia dalla parte dei buoni che da quella dei cattivi, si muovono numerosi personaggi di contorno che non sono semplici comprimari che rimangono sullo sfondo ma che hanno una personalità ben sviluppata.
I più importanti e definiti, che contribuiscono a rendere la storia corale e ad arricchirla di sfumature che riconducono a tematiche noir sono: Mari, barista del cuore e anima gemella del protagonista, Pam, sensuale gatta amica di infanzia di Bacon molto sexy e capace di far crollare ai suoi piedi ogni maschio, il boss della mafia di Chicago Cayman, il suo tirapiedi Fayne e il più ricco imprenditore cittadino di carne in scatola Shark.
Come in ogni racconto hard boiled che si rispetti poi, è presente un colpo di scena, di cui non svelerò di più per non togliere la sorpresa a chi vorrà leggere il volume, legato a un personaggio minore.
Parlando della realizzazione di quest'opera, una particolarità che riguarda questo libro sta nel fatto che le tavole che lo compongono sono state realizzate soltanto a matita con uso in qualche caso della mezza tinta.
Questo metodo, che a un primo sguardo può sembrare molto disordinato e approssimativo, rende invece omaggio all'arte e al cinema americani degli anni '30 facendo risaltare la contrapposizione tra la cupezza la sporcizia e la durezza delle ambientazioni e la morbidezza dei tratti che caratterizzano gli attori della vicenda.
Un'altra caratteristica che rende questo volume simile a un film muto sono le introduzioni scritte alle varie parti della storia.
Le illustrazioni di autori vari che rendono omaggio al protagonista, che si trovano alla fine dell'avventura, contribuiscono infine a dare ulteriore fascino ad una lettura che appassionerà in ugual misura gli amanti del buon fumetto e i lettori di romanzi noir e hard boiled.