venerdì 19 febbraio 2021

Il codice della vendetta

Autore: Pasquale Ruju
Editore: Edizioni e/o 
Anno di uscita: 2021
Pagine: 240
Prezzo: € 17,00

Quarto romanzo del fumettista, scrittore, doppiatore e attore sardo Pasquale Ruju, “Il codice della vendetta” è stato pubblicato dalle Edizioni e/o nel corso del 2021.
Personaggio principale del libro è l'ex giornalista di nera e  fotoreporter squattrinato Franco Zanna che, per colpa di una fotografia sbagliata, ha dovuto rinunciare a crescere sua figlia Valentina e a una vita con la madre di lei, Carla, pur di proteggerle dal boss della 'ndrangheta Marcello Nicotra.
A causa di ciò, si è trasferito in Sardegna e si è abbandonato al suo lato più oscuro che l'ha divorato tra alcol, scoop e belle ragazze.
E proprio mentre sta cercando di ricucire il rapporto, ricompare il braccio destro di Nicotra, Alfio Di Girolamo detto il Catanese.
Il Catanese, come si scoprirà nel corso della narrazione, è legato a doppio filo ad un furto milionario che avviene nella suite di un famoso cantante mentre il paparazzo sta rubando qualche scatto.
Con riferimenti che spaziano dalla letteratura hard boiled al cinema italiano di serie b, il lettore si trova di fronte a un libro ricco di spalle e di cattivi, tutti delineati con maestria e molto ben connotati sia fisicamente che psicologicamente.
Tra questi, oltre a Di Girolamo e ai suoi tirapiedi, spiccano Irene, amica ed ex di Zanna, titolare dell’agenzia stampa per cui lavora, Cosima, scafata barista, materna e risoluta, il commissario Ventura, Stanis, intrallazzatore e traffichino sempre pronto a dare una mano, un rapper e la sua compagna colombiana e una coppia di milanesi che non sono quello che sembrano a prima vista.
Al pari dei personaggi, anche l'ambientazione, la Costa Smeralda con le sue spiagge e i suoi locali, contribuisce a rendere quest'opera affascinante e ricca di colpi di scena.
Nel dipanarsi di una trama degna della migliore letteratura di suspense, il sentimento più intenso al quale il protagonista rischia di soccombere è la vendetta.
Con la ricomparsa del Catanese infatti, Zanna non vuole rinunciare al suo destino e anzi, spera sia l’occasione tanto attesa per saldare i conti in sospeso.
Riuscirà a non cedere ai suoi demoni grazie all'aiuto e alla protezione dell’ultimo dei banditi sardi, il vecchio, temibile e amorevole zio Gonario che gli farà capire che più che il desiderio di rivalsa deve prevalere in lui la ricerca di giustizia.
La scrittura di Ruju è ammaliante e travolgente e, anche grazie a un velo di tristezza che rimane sullo sfondo delle vicende narrate, rende questo libro, pieno di suggestioni e dal ritmo concitato e incalzante, una lettura adattissima non solo per gli appassionati di gialli ma anche per chi è alla ricerca di storie emozionanti e coinvolgenti.

mercoledì 10 febbraio 2021

I ladri di cadaveri

 Autore: Jarro (Giulio Piccini)
Editore: Aliberti editore
Anno di pubblicazione: 2004
Collana: Tre Gialli
Introduzione: Luca Crovi
Postfazione: Claudio Gallo
Pagine: 320
Prezzo: € 15,90
Anno della prima pubblicazione: 1883

Nel 2004, grazie alle ricerche del giornalista veronese esperto di letteratura popolare Claudio Gallo, è uscito, per la casa editrice Aliberti di Reggio Emilia, “I ladri di cadaveri", romanzo scritto da Jarro, pseudonimo dello studioso di letteratura e storico, giornalista, critico teatrale, umorista, "giallista" ed esperto di gastronomia Giulio Piccini, nel l883 e ambientato nella Firenze degli anni trenta dell’ottocento.
L'opera, che affina gli elementi del feuilleton ottocentesco ponendo le basi per il giallo italiano contemporaneo, inizia con una descrizione dell'Osteria del Frate, un posto situato in mezzo a terreni incolti in una zona appartata e solitaria della periferia di Firenze, poco fuori Porta della Croce.
Qui bazzicano precettati e sospetti, un'accozzaglia di gente rozza, audace e manesca.
Un luogo ideale per mettere a segno rapine e delitti.
Proprio nella taverna si scatena di notte una furibonda rissa con conseguente accoltellamento e, verso l'alba, viene addirittura ritrovato davanti a quel postribolo un calesse con il cadavere di un uomo decapitato alla guida.
Poche ore dopo una donna spaventata e in stato confusionale si presenta al commissariato di Valfonda.
Sotto il braccio la poveretta tiene un altro macabro reperto: una mano di donna.
E, prima ancora che la polizia possa mettersi in moto, una testa mozzata viene rinvenuta in un'altra zona della città e nella Torre degli Amieri viene ritrovata un'orrenda pozza di sangue che preannuncia altre terribili morti.
Poco alla volta si diffonde la notizia che un terribile assassino si aggira per i sobborghi della città.
Un uomo che si diverte a disseminare Firenze con pezzi disarticolati delle sue vittime.
Chiamato a svolge re le indagini è Domenico Arganti, detto Lucertolo, commissario di Santa Maria Novella, animato da una foga inestinguibile e da una smania frenetica.
Nato quattro anni prima di Sherlock Holmes, come l'illustre collega utilizza - nell'analizzare indizi e scene del crimine - il metodo deduttivo; è abile nei travestimenti e si serve del popolo basso per cercare informazioni.
La sua bravura nell'interpretazione degli indizi e la formulazione di ipotesi sovente esatte portano poi ad una naturale antipatia nei suoi confronti.
Nonostante tutto però la capacità di sporcarsi le mani, di mischiarsi con la gente del popolo e l'amore per la famiglia lo rendono un personaggio non del tutto odioso agli occhi dei lettori.
Il libro, scritto in un italiano semplice con l'uso di alcuni termini toscani ottocenteschi, è ambientato nella Firenze dei reietti, dei conciatori, dei locandieri.
Le vicende torbide, la morbosità di alcuni personaggi, l'ambientazione notturna, le segrete e i messaggi clandestini rimandano ad alcuni aspetti di capolavori della narrativa gotica.
Jarro - sebbene con ogni probabilità conoscesse Poe, inventore dei capisaldi della letteratura poliziesca moderna - ha studiato verbali ed atti processuali fiorentini al fine di dare connotati credibili a indagini e inchieste, fulcro delle vicende.
Nonostante manchi la leggerezza di certi episodi, anche i più raccapriccianti, del romanzo d'appendice, questo libro non è una lettura impegnativa.
Da segnalare infine l'introduzione critica di Luca Crovi e la postfazione di Claudio Gallo che danno al lettore indicazioni precise sul periodo storico in cui è ambientato il romanzo e alcune informazioni biografiche sull'autore.
Lettura obbligatoria per gli amanti del giallo, quest'opera è anche consigliata a chi cerca un'abile ricostruzione di un delitto in un'ambientazione non consueta come quella della Firenze del 1836.

martedì 9 febbraio 2021

Il cappello del prete

Autore: Emilio De Marchi
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 2006
Collana: Oscar Classici
Introduzione: Vittorio Spinazzola
Nota: Carlo Lucarelli
Pagine: 249
Prezzo: € 8,40
Anno della prima pubblicazione: 1887 (a puntate), 1888 (in volume)

È uscito nel corso del 2006 per Arnoldo Mondadori Editore nella collana Oscar Classici Il cappello del prete di Emilio De Marchi, il romanzo che è considerato uno dei primi gialli nella storia della letteratura italiana.
Pubblicata per la prima volta a puntate nel 1887 nelle appendici del quotidiano milanese L’Italia del Popolo ed in seguito sul Corriere di Napoli, quest’opera conobbe un successo davvero straordinario per l’epoca vendendo migliaia di copie in pochi mesi dall’uscita in libreria avvenuta, in un volume raccolto e curato dall’editore Treves, nel 1888.
Fatto ancora più eccezionale è che, già prima della fine del secolo, il romanzo era stato tradotto negli Stati Uniti, in Ungheria, Germania, Francia, Inghilterra e Danimarca, mentre nel 1913 in Italia si era già arrivati alla settima edizione.
Una diffusione davvero fuori del comune in un paese con un tasso di analfabetismo ancora altissimo.
Le vicende narrate nel libro hanno come sfondo la città di Napoli dove il nobile squattrinato Carlo Coriolano, barone di Santafusca, ridotto alla rovina dai debiti di gioco e da una vita oziosa e dissipata, uccide il ricco prete usuraio don Cirillo per impossessarsi dei suoi soldi.
Ma al suo delitto perfetto manca un dettaglio chiave: l’occultamento del cappello del prete.
Diventato un indizio pericoloso, il tricorno tormenterà il barone come una sorta di allucinazione ricorrente, fino ad arrivare, dopo una serie di peripezie, davanti al banco del tribunale per inchiodarlo alla sua colpa.
De Marchi si dimostra un abilissimo costruttore di trame, in cui confluiscono elementi vari e diversi in un intreccio ricchissimo e appassionante.
Nonostante la vivace ambientazione partenopea, l’autore lombardo si salva da quel bozzettismo municipalista che nel corso del 1800 ha tarpato le ali a tanta letteratura italiana.
Romanzo originale, definibile un giallo psicologico, Il cappello del prete resta ancora oggi un esempio di letteratura d’intrattenimento di alto livello in cui De Marchi riprende la lezione della grande narrativa a lui contemporanea spaziando da Dostoevskij a Poe, da Dickens a Guy de Maupassant, senza tralasciare il patrimonio italiano, l’immancabile Manzoni ma anche il verismo, che soprattutto con Matilde Serao aveva prestato grande attenzione a Napoli e al suo mondo caotico e carico di contraddizioni.
La vicenda si snoda agilmente, alternando con maestria i toni cupi del romanzo nero con la divertita leggerezza delle ambientazioni popolaresche: un insieme armonioso e sapiente che fa di questo romanzo ora un po’ dimenticato una delle opere più ricche ed interessanti del secondo Ottocento italiano.
Impreziosisce poi quest’edizione, oltre all’introduzione del critico Vittorio Spinazzola, un intervento del noto giallista Carlo Lucarelli che ripercorre in poche pagine la storia del romanzo noir in Italia.