martedì 31 maggio 2016

Basette

Paese: Italia
Anno: 2008
Durata: 16 min.
Regia: Gabriele Mainetti
Soggetto: Nicola Guaglianone
Sceneggiatura: Nicola Guaglianone
Produttore: Emiliana De Blasio, Gabriele Mainetti
Produttore esecutivo: Emiliana De Blasio
Interpreti e personaggi
Valerio Mastandrea: Antonio/"Lupin"
Marco Giallini: "Jigen"
Daniele Liotti: "Goemon"
Luisa Ranieri: "Fujiko"
Flavio Insinna: "Zenigata"
Lidia Vitale: Madre di Antonio
Santa De Santis: Amica della madre
Angelo Puzzutiello: Padre di Antonio
Alessandro Giordani: Poliziotto #1
Riccardo Ponis: Poliziotto #2

"Basette", realizzato nel 2008 da Gabriele Mainetti, attore musicista e regista romano, è un cortometraggio, interamente italiano, ispirato alle gesta del più amato ladro del panorama dell’animazione giapponese: Lupin III.
Nei suoi sedici minuti di durata, in bilico tra realtà e finzione, tra ambientazioni italiane e personaggi giapponesi, narra la storia di quattro ragazzi di borgata, innamorati delle gesta della combriccola del ladro gentiluomo, malviventi per il gusto di farlo ma con un grande senso dell’onore, che trovano la morte durante una rapina ad un ufficio postale.
Interpretata da un cast d’eccezione che si è da subito appassionato al progetto: Valerio Mastandrea, che presta il volto a Lupin III, Marco Giallini, nella parte di un perfetto Jigen, Daniele Liotti, nel ruolo di un particolare Goemon, Luisa Ranieri, che impersona una notevole Fujiko e Flavio Insinna un fantastico Zenigata, quest’opera, prodotta dallo stesso Mainetti con Emiliana De Blasio e distribuita dalla Blue Suede Shoots, è stata presentata in molti festival ed ha vinto numerosi premi tra cui quelli come miglior corto al Sardinia Film Festival e al festival del corto del programma della rete televisiva LA7 “La 25a ora”.
Oltre agli attori, tutti volti cinematografici e televisivi conosciuti, un notevole apporto alla pellicola, pervasa da una forte ironia data dalla contrapposizione fra personaggi e ambientazioni, è stato dato dal famoso direttore della fotografia Maurizio Calvesi che, con la sua esperienza, professionalità e sicurezza, ha creato un perfetto mix tra azione e storia di vita vissuta e ha esaltato le atmosfere intimiste strizzando l’occhio al ritmo proprio del cartone animato.
I personaggi poi, sono molto fedeli come movenze e come aspetto a quelli dei fumetti dedicati al ladro gentiluomo creato da Monkey Punch.
I costumi sono molto simili a quelli degli anime e alcune scene, come quella di Fujiko che corre in moto verso il tramonto, o di Goemon che affetta due poliziotti con la sua affilatissima katana sono riprese pari pari da questi.
L’unica pecca, se proprio vogliamo cercare il pelo nell’uovo, che però è funzionale a sottolineare che la vicenda di Lupin è raccontata attraverso una fantasia di Antonio, il personaggio interpretato da Mastandrea, sta nella parlata romanesca dei protagonisti che alla lunga fa si che lo spettatore non riesca del tutto a calarsi nell’atmosfera da cartone animato giapponese che pervade il film fin dall’inizio.
Nonostante ciò, come hanno dimostrato i numerosi premi vinti, questo cortometraggio è molto valido e quindi c’è da auspicarsi che esca dal circuito di nicchia dei festival e sia distribuito nelle sale o nel circuito dell’home video.

Chi volesse vedere l'opera la può trovare al seguente link:
https://www.youtube.com/watch?v=NMs7lQt9DsA

lunedì 9 maggio 2016

La letteratura noir passa per Torre del Lago

Veduta di Torre del Lago
Torre del Lago Puccini è una frazione di Viareggio, comune in provincia di Lucca, situata vicino al mare e a ridosso della pineta e del parco di Migliarino.
Deve il suo nome ad una torre del XV-XVI secolo costruita dalla famiglia Guinigi, chiamata prima Torre Guinigi e poi Torre del Turco, che sorge sul vicino lago di Massaciuccoli.
Al nome originario di Torre del Lago è stato aggiunto nel 1925 quello di Puccini per rendere omaggio al grande musicista Giacomo Puccini che qui visse a lungo e compose molte delle sue celeberrime opere liriche.
Proprio per la sua posizione felice, la caccia e la pesca sono molto diffuse in questo piccolo centro e l’amenità della natura e la bellezza dei monumenti del luogo lo rende meta di turismo, soprattutto nel periodo estivo.
Fabrizio Malfatti
Nel corso degli anni, Torre del Lago è diventata anche patria di scrittori di ottima letteratura poliziesca.
Francesca Monica Campolo
In questo frangente parleremo di due libri, entrambe appartenenti al genere noir, di scrittori del luogo: Fabrizio Malfatti, sottufficiale di marina che risiede a Torre del Lago con la famiglia e da tempo è un grande appassionato di letteratura gialla, che con “Ombre dal passato”, ottimo romanzo d’esordio pubblicato dal Gruppo Editoriale Kimerik di Messina, narra, sullo sfondo di una cittadina di provincia americana, una vicenda d’omicidio dalla trama avvincente di cui non si scopre il colpevole fono alle ultime pagine e dell’autrice, alessandrina di nascita ma torrellaghese d’adozione, Francesca Monica Campolo che ne “Le ombre lunghe”, suo quinto romanzo pubblicato dalla viareggina Giovane Holden Edizioni, dà vita a una vicenda nera e cupa legata alla doppia identità di una donna che non è quella che si crede a prima vista.
Due lavori dalla trama molto diversa ma con molte similitudini per quanto riguarda la tensione che esercitano sul lettore e la crudezza di alcuni eventi che si trovano al loro interno .
Senza ulteriori indugi pertanto, passo quindi a presentare i libri degli autori.

Ombre dal passato

Di: Fabrizio Malfatti
Editore: Edizioni Kimerik
Data Di Uscita: Aprile 2008
N° pagine: 176
Prezzo: € 8,00

Pubblicato nell’aprile 2008 dal Gruppo Editoriale Kimerik di Messina, “Ombre dal passato” costituisce il lavoro d’esordio di Fabrizio Malfatti, sottufficiale di marina da tempo grande appassionato di letteratura gialla, che con questo libro ha saltato la barricata che separa il semplice lettore dallo scrittore di mestiere.
Ambientato sullo sfondo di una cittadina di provincia americana, questo romanzo narra una vicenda d’omicidio dalla trama avvincente di cui però non si scopre il colpevole fino alle ultime pagine.
I personaggi che danno vita alla vicenda narrata sono i classici protagonisti di un telefilm di ambientazione statunitense: c’è un ispettore che indaga aiutato da un poliziotto che funge da “capo della scientifica”, c’è uno sceriffo, un sindaco, un giudice, una gestrice di una tavola calda che deve accudire e mantenere da sola una figlia.
Merito dell’autore è comunque aver dato loro una personalità e uno spessore psicologico ben definito non relegandoli a mere pedine che si muovono in un ambiente diverso da quelli abituali per uno scrittore non anglosassone che comunque Malfatti sembra padroneggiare con grande maestria.
C’è un omicidio quindi, c’è un ispettore che indaga, ma fino alla fine non c’è un cattivo.
Il colpevole si scopre infatti solo nelle ultime pagine del libro dove improvvisamente la narrazione che fino ad allora si era fermata su dettagli minuscoli e apparentemente irrilevanti si svela.
Per quanto riguarda lo stile, molto chiaro e preciso, si sentono influenze di letture, che l’autore ha molto presenti, che spaziano dai libri gialli classici alla Agata Christie ed Ellery Queen a quelli più recenti come i thriller a sfondo storico di Tom Clancy e quelli che hanno per protagonista Lincoln Rhyme e l’agente Speciale Pendergast scritti da Jeffery Deaver, Douglas Preston e Lincol Child.
Ad una scirttura limpida e scorrevole fanno da sfondo descrizioni che indugiano su particolari, a prima vista insignificanti, che poi si riveleranno determinanti per la risoluzione della vicenda.
Il tutto sullo sfondo di una cittadina i cui scorci e la cui gente viene descritta in modo molto accurato.
Alla luce di quanto scritto non possiamo quindi che applaudire Fabrizio Malfatti per il suo romanzo d’esordio avvincente e accuratamente scritto la cui lettura è consigliata sia agli amanti della buona letteratura noir che dei romanzi d’ambientazione statunitense. 

Le ombre lunghe

 Di: Francesca Monica Campolo
Editore: Giovane Holden Edizioni
Data Di Uscita: Ottobre 2007
N° pagine: 260
Prezzo: € 12,00

È uscito nel mese di ottobre del 2007, per la casa editrice viareggina Giovane Holden Edizioni, il quinto romanzo della giovane e promettente autrice, alessandrina di nascita ma torrellaghese d’adozione, Francesca Monica Campolo dal titolo “Le ombre lunghe”.
Thriller intenso e intrigante, ambientato tra Viareggio e Roma, il libro inizia con il ritrovamento del cadavere di una persona, senza che venga spiegato chi sia né chi l'abbia uccisa.
La narrazione, che ruota intorno a una giovane donna, Nadia Martini, misteriosa proprio per la sua apparente semplicità, prosegue poi con gli antefatti, raccontando, nell’arco di qualche anno, le circostanze che hanno portato a quell’omicidio.
Il lettore farà così la conoscenza oltre che della protagonista, che nel corso della vicenda si scoprirà essere ben diversa da come viene presentata all’inizio del romanzo, di numerosi personaggi di contorno tutti molto credibili e ben delineati.
Altra caratteristica fondamentale del libro, volta a far luce sulla vita, le frequentazioni e gli amori di Nadia Martini, è lo sfalsamento tra le vicende presenti che la riguardano, che si svolgono in una Viareggio descritta con una dovizia di particolari davvero ammirabile, e quelle passate, ambientate in una Roma nera, torbida, sfondo ideale per le storie che si svolgono in quel luogo.
Lo stile scarno e incisivo e la capacità dell’autrice di narrare con estrema credibilità oltre alla vicenda nera, che si ispira in alcuni tratti ad una storia vera, anche fatti della vita quotidiana dei personaggi, che potrebbero riguardare la maggior parte della gente comune, rendono poi quest’opera avvincente e di piacevole lettura.
Fondamentali nel libro allo stesso modo dei personaggi sono le crisi di panico, descritte con molta precisione e accuratezza, che affliggono la protagonista e danno il via alla vicenda narrata nel romanzo.
Da sottolineare infine che l’unico personaggio reale che compare all’interno del testo è il pittore viareggino Gioni David Parra.
Nel libro infatti viene citato e vengono descritte le sue opere.
Una sua tela, nera e cupa come la vicenda narrata ma di grande impatto, è stata inoltre utilizzata come copertina del romanzo.
 




mercoledì 27 aprile 2016

Pulp: dalle origini ai giorni nostri…

Il pulp è un genere letterario che propone vicende dai contenuti forti abbondanti di crimini violenti, efferatezze e situazioni macabre.
Con questo articolo si vuole proporre un breve excursus su questa corrente e analizzare le modalità e il contesto storico in cui è fiorita. 


Riviste Pulp
Il genere pulp, a cui ai giorni nostri va tanto di moda riferirsi con poca cognizione di causa, nasce negli Stati Uniti nei primi anni ‘20 del ‘900 con romanzi e racconti lunghi pubblicati a puntate su riviste, le cosiddette Pulp Magazine.
Il nome di queste pubblicazioni, ricordate principalmente per le storie che presentavano, sfacciate, violente e qualche volta oscene e per le loro copertine sexy o raccapriccianti, il cui prezzo variava dai dieci centesimi al quarto di dollaro, deriva dalla carta con cui venivano stampate, ottenuta dalla polpa dell’albero, in inglese pulp, e quindi di qualità più scadente rispetto a quella ottenuta dal resto del tronco.
Le riviste pulp spesso contenevano un’ampia varietà di generi, tra cui il poliziesco, il fantascientifico, il western, l’erotico, l’horror e il noir.
È negli anni ‘30 che il genere conosce il suo apice con riviste storiche come: Weird Tales e The Strand.
Molti romanzi classici della fantascienza e del giallo infatti, dal linguaggio, dalle ambientazioni e dalle trame più crude rispetto a quelli che si leggevano precedentemente, sono stati pubblicati originariamente a puntate su riviste famose di questo periodo come la già citata Weird Tales, Amazing Stories e Black Mask e decine di autori, che oggi sono considerati maestri della letteratura americana, come Howard Phillips Lovecraft, Dashiell Hammett, Clark Ashton Smith, Raymond Chandler e Robert Ervin Howard, hanno cominciato le loro carriere vendendo racconti e romanzi brevi agli editori di queste pubblicazioni.
In Italia questa corrente è stata riscoperta a metà degli anni ‘90 quando un gruppo di giovani scrittori, etichettato con la definizione di “cannibali” per il crudo ed efferato realismo dei loro romanzi, ha rivisitato in chiave contemporanea il genere letterario “pulp”.
Il primo passo di questa riscoperta è la pubblicazione nel 1966 da parte di Einaudi, a cura del saggista ed editor Daniele Brolli, di “Gioventù cannibale”, libro molto riuscito nel panorama della letteratura di genere del bel paese, un’antologia che raccoglie dieci racconti di autori italiani, che esplorano questo genere letterario in maniera molto diversa tra loro, riuscendo, chi più e chi meno, a regalare un quadro piuttosto sconfortante della nostra società.
Tra questi intellettuali spiccano personalità del mondo letterario e della comunicazione come: Niccolò Ammaniti e Luisa Brancaccio, Alda Teodorani, Aldo Nove, Daniele Luttazzi, Andrea G. Pinketts, Massimiliano Governi, Matteo Curtoni, Matteo Galiazzo, Stefano Massaron, Paolo Caredda, la maggior parte dei quali al proprio esordio letterario.
Altri scrittori che per tematiche e linguaggio si possono accostare a questa corrente sono: Giuseppe Caliceti, Enrico Brizzi, Tiziano Scarpa e Isabella Santacroce.
Questi narratori giovani e giovanissimi, sono nati per la maggior parte negli anni ‘60 e ‘70, giocano con la scrittura, sperimentano nuovi codici: frasi corte, scene violente, personaggi dalla psicologia impenetrabile e complessa e situazioni grottesche che sfiorano il limite del verosimile.
Ai modelli letterari, che comunque rimangono prevalentemente americani, adorano Stephen King e Joe Lansdale, vengono preferiti i nuovi media: televisione, fumetti e videogames che questi autori conoscono moto bene ed a cui la loro scrittura si ispira.
Quello che ne viene fuori è una letteratura diversa rispetto alle correnti precedenti per linguaggi e tematiche, un fenomeno sociologico oltre che letterario, perché è dalla società che vengono attinti trame e linguaggi narrativi, che poco hanno a che fare con l’italiano alto.
Anche le citazioni, dove ci sono, vengono ripescate nella cultura popolare, negli spot pubblicitari, nei film, nei cartoni animati e nei video giochi.
Questo accade perché questi scrittori sono nati, per la maggior parte, verso la fine degli anni ‘60, in pieno boom economico e quindi sotto il segno della televisione e del consumo sfrenato.
Non è un caso dunque che questa generazione di autori utilizzi il linguaggio della pubblicità, il turpiloquio dei talk show televisivi, o le espressione gergali comuni tra le bande di quartiere e che, al posto di descrizioni paesaggistiche evocative, vengano preferiti spazi come cinema, grandi magazzini e centri commerciali.
Da ciò si evince che il genere pulp, definito da molti critici bacchettoni una “moda”, è invece una tendenza della società attuale, che trova sempre più spazi tra diversi generi artistici, pittura, letteratura, musica, cinema, fumetto.
Non sono spazi autonomi, ma comunicanti, che favoriscono l’interazione tra le arti, quasi a sottolineare un’aspirazione alla multimedialità che, nell’epoca dei computer e di internet, sta pian piano cambiando il modo di fruizione dell’opera stessa.
Un’ultima curiosità da mettere in evidenza per chiudere questo breve excursus su questa corrente è che erroneamente oggi si tende a indicare con il termine pulp tutti quelle pellicole che propongono contenuti forti e che abbondano di crimini violenti ed efferatezze, in particolar modo dopo l’uscita nel 1994 del film Pulp Fiction di Quentin Tarantino, anche se in realtà nel mondo del cinema ciò che viene considerato pulp dovrebbe essere chiamato exploitation, essendo il pulp un genere più propriamente letterario.

sabato 9 aprile 2016

Sherlock Holmes a Pistoia: breve storia di una ricerca tra finzione e realtà

Autore: Luca Martinelli, Giuseppe Previti, Stefano Fiori, Enzo Gualtiero Bargiacchi
Editore: Edizioni Atelier
Data di uscita: Maggio 2015
N° Pagine: 180
Prezzo:
€ 12,00

Tra i protagonisti della letteratura gialla di fine '800, Sherlock Holmes, consulente investigativo creato dalla penna dello scrittore, medico e poeta di Edimburgo Arthur Conan Doyle e protagonista di quattro romanzi e cinquantasei racconti, a cui gli appassionati si riferiscono con l'appellativo di canone doyliano, pubblicati quasi interamente sulle pagine della rivista “Strand Magazine” a partire dal 1887, gode ancora oggi di un'enorme popolarità derivata dalle vicende avvincenti in cui è coinvolto, dai personaggi affascinanti da cui è attorniato e dallo stile di scrittura rigoroso e senza fronzoli adottato dall'autore scozzese per descrivere le sue imprese.
A causa di queste caratteristiche, nel corso degli anni, sono fiorite molte opere del famoso detective di autori diversi dal suo creatore, che vengono chiamate “apocrifi”, tra cui rientrano sicuramente gli elaborati presenti nel volume “Sherlock Holmes a Pistoia: breve storia di una ricerca tra finzione e realtà”, scritto dai toscani Luca Martinelli, Giuseppe Previti, Stefano Fiori ed Enzo Gualtiero Bargiacchi ed edito da Edizioni Atelier.
Gli avvenimenti narrati, ruotano attorno al diario di viaggio, redatto nel 1733 dal missionario gesuita pistoiese Ippolito Desideri, “Notizie istoriche del Tibet”, meglio conosciuto come “Relazione Desideri”, l'unico documento che all’epoca fornisse notizie utili sul Tibet, censurato a lungo dal Vaticano, riscoperto nel 1875 dallo scrittore Gherardo Nerucci e pubblicato nel 1932 e su come il famoso inquilino di Baker Street, in procinto di partire per l'allora non molto conosciuta regione dell'Asia centrale, durante la sua permanenza a Firenze abbia visitato la vicina città di Pistoia per consultare questo prezioso documento.
Il testo si apre con un breve saggio corredato da bibliografia in cui lo scrittore e giornalista pratese Luca Martinelli, con approccio da storico, ricostruisce le mosse di Holmes sul territorio toscano e spiega da chi è stato aiutato a consultare le scottanti carte.
Nella seconda parte viene lasciato un grande spazio alla fiction.
Sempre Martinelli firma infatti “Sherlock Holmes e l’uomo con la valigetta” e “L’avventura dei fuochi sulla collina” due pastiche in cui il poliziotto inglese risolve due situazioni intricate, una delle quali si svolge ai giorni nostri.
Sono presenti poi “From Hell=Dall’inferno” di Stefano Fiori e “Intervista impossibile: Sherlock Holmes e Mr Previti” di Giuseppe Previti, fondatori quest'ultimi del Club Amici del Giallo e giornalisti della rete televisiva TVL dove conducono la trasmissione Giallo Pistoia.
Questi racconti, sebbene siano ambientati in Italia, sono molto in linea con i lavori di Doyle e vedono il celebre investigatore privato districarsi tra delitti “impossibili” ed enigmi mortali e uscirne con la sua solita sicurezza.
Chiudono infine il tomo il contributo storico-critico di Enzo Gualtiero Bargiacchi, il massimo studioso di padre Desideri, e la postfazione di Michele Lopez, presidente di “Uno studio in Holmes”, l’associazione che riunisce gli holmsiani italiani.
Alla luce di quanto scritto si può quindi affermare, senza paura di smentite, che questo libro sia una lettura estremamente consigliata oltre che per i i numerosi patiti di romanzi polizieschi, anche per chi abbia voglia di immergersi in nuove avventure che abbiano per protagonisti gli eroi creati da Sir Arthur Conan Doyle.