domenica 15 giugno 2014

Vallanzasca – Gli angeli del male

  

Il 28 gennaio 2011 al cinema Eolo sulla passeggiata a mare di Viareggio ho assistito alla proiezione del film “Vallanzasca – Gli angeli del male”.
Diretto dal regista Michele Placido, basato su uno script tratto dal libro autobiografico “Il fiore del male: bandito a Milano” scritto dallo stesso malvivente lombardo con l’aiuto del giornalista Carlo Bonini, il lungometraggio narra di un anziano Vallanzasca che, rinchiuso in un carcere di massima sicurezza per scontare una condanna a vita per i crimini commessi, ripercorre i ricordi di una gioventù passata, tra rapine, sequestri, omicidi ed evasioni, come capo di un clan criminale noto alla cronaca come banda della Comasina, che negli anni ’70 imperversò a Milano.
Opera molto convincente grazie alla ricostruzione storica molto precisa e puntuale e alla trama serrata e avvincente che si consuma sullo sfondo di una Milano patinata, opera della fotografia di Arnaldo Catinari, che ricorda il set di un film poliziottesco degli anni ’70, è interpretato alla perfezione da Kim Rossi Stuart che con Placido firma la sceneggiatura e presta volto, accento milanese e carattere smargiasso al protagonista.
Accanto a lui si muove un gruppo di attori, molto credibili e affiatati, all’interno del quale spiccano due figure di eccezionale intensità e spessore come Francesco Scianna, perfetto nonostante la sua giovane età nella parte del boss Francis Turatello, e Filippo Timi, allucinato e allucinante nella parte di Enzo, luogotenente di Vallanzasca.
Un’altra curiosità da mettere in evidenza è che questo lungometraggio è arricchito da una colonna sonora composta dalla rock band salentina dei Negramaro che bene si intona con le atmosfere cupe e patinate proprie del film.
Le reazioni del pubblico, come ho potuto constatare alla fine della proiezione, sono in piccolo quelle che hanno caratterizzato la pellicola alla sua uscita nelle sale.
C’è chi era scontento e ciò è condivisibile se s’inquadra quest’opera nella grande involuzione sociale che, sopratutto in Italia, ha portato criminali e persone di basso spessore a diventare i nuovi miti, idoli ed esempio per i giovani.
C’è chi era visibilmente attratto dalla trama e dalla ricostruzione storica e chi invece contrariato dalla contrapposizione tra un mondo passato, anche recente, dove gli uomini pagavano per le loro scelte sbagliate, e il mondo di oggi dove persone che dovrebbero essere in galera non solo sono fuori ma occupano posti di prestigio.
Nonostante le polemiche che hanno caratterizzato e caratterizzeranno questa pellicola non si può che affermare che questo lungometraggio, da guardare con estrema attenzione dall’inizio alla fine, grazie alle vicende del criminale milanese farà riflettere a lungo lo spettatore.