domenica 17 novembre 2013

Abissi d'acciaio

Autore: Isaac Asimov
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
Data di uscita:1995
Collana: Oscar bestsellers
N° Pagine: 258
Prezzo: € 8,40

"Abissi d’acciaio" è un giallo fantascientifico scritto da Isaac Asimov nei primi anni ‘50 del novecento.
In America, la sua pubblicazione avviene per la prima volta, a partire dall’ottobre 1953, in tre puntate sulla rivista Galaxy e nel 1954 ne viene stampata un’edizione in volume dalla casa editrice newyorkese Doubleday.
In Italia appare, per la prima volta, tradotto come appendice ai Romanzi di Urania nei numeri dal 55 al 63.
Solo nel 1963 ne viene fatta un’edizione in volume sui Romanzi del Cosmo n. 116 con il titolo "La metropoli sotterranea".
Nel numero 578 di Urania, uscito il 31 ottobre 1971, infine il romanzo viene pubblicato con il titolo con cui oggi è conosciuto dai lettori di fantascienza di tutta Italia, "Abissi d’acciaio".
Questo romanzo è molto importante nella produzione di Asimov per varie ragioni.
È il primo libro del ciclo dei Robot, introduce alcune figure fondamentali per la saga della Fondazione e vede enunciate le ormai celeberrime tre leggi della robotica, riprese in seguito in tutte le salse da molti scienziati e autori di fantascienza.
Il protagonista di questo romanzo è Eliah Bailey un detective della polizia di una New York del futuro che, come tutte le città della terra, è coperta da un’immensa cupola che simula in maniera del tutto artificiale l’alternarsi del giorno e della notte.
La razza umana infatti ha perso l’abitudine a vivere all’aria aperta, che reputa un modo di vivere da selvaggi, da Medio Evo, come è chiamato nel romanzo il nostro 21° secolo.
Bailey viene incaricato di scoprire l’assassino di un abitante di Aurora, il più importante dei cinquanta mondi esterni.
Il romanzo infatti è ambientato in un periodo in cui i terrestri hanno iniziato a colonizzare lo spazio.
Esistono ben cinquanta pianeti conquistati da esseri umani che si sono dichiarati indipendenti dalla madre Terra e la guardano con odio e disprezzo.
In questi pianeti inoltre non esistono malattie per cui gli abitanti evitano il contatto con i terrestri, considerati infetti, vivendo in un ambiente sterile.
Un altro personaggio fondamentale del romanzo è R. Daneel Olivaw, un robot dalle sembianze umane, un androide molto evoluto che viene affiancato a Baley e che aiuterà il nostro eroe nella ricerca dell’assassino.
Grazie a R. Daneel Olivaw, Asimov analizza i comportamenti, le sensazioni e i sentimenti dell’uomo cui viene assegnato una macchina come collaboratore, tema che sarà una costante di tutti i romanzi del Ciclo dei Robot.
Un’altra cosa che si nota nel romanzo è il paragone tra Eliah Bailey e lo Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle.
Il paragone, oltre ad essere già molto evidente di per se, è inevitabile se si pensa che Isaac Asimov ha citato anche una delle frasi più celebri che Doyle mette in bocca al detective di Baker Street: "…escluso l'impossibile, quel che rimane, per quanto improbabile, deve essere la verità".
Inoltre come Sherlock Holmes è accompagnato dal dottor Watson, anche Bailey è accompagnato da R. Daneel Olivaw.
Questo paragone, che sembra molto azzardato, non lo è se pensiamo che Asimov oltre a essere considerato uno dei padri della fantascienza è stato anche un ottimo scrittore di gialli oltre che membro degli Irregolari di Baker Street, associazione americana di appassionati del famoso detective Doyliano.

domenica 10 novembre 2013

Quer pasticciaccio brutto de via Merulana

Autore: Carlo Emilio Gadda
Editore: Garzanti Editore
Anno di pubblicazione: 2007
Postfazione: Pietro Citati
Pagine: 275
Prezzo: € 18,00

Il 2007 è stato l’anno di un importante anniversario letterario, il cinquantenario della prima pubblicazione in volume, ad opera della casa editrice Garzanti, di "Quer pasticciac-cio brutto de via Merulana", capolavoro dello scrittore milanese Carlo Emilio Gadda.
Per celebrare questa occasione, la stessa casa editrice ha presentato una meravigliosa ristampa del libro con copertina cartonata e prefazione del noto critico letterario Pietro Citati.
Anche se la pubblicazione dell’opera in volume risale al ‘57, Gadda aveva cominciato a lavorarci già nel 1946, a Firenze, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel ricordo di un lontano soggiorno a Roma.
La prima uscita del romanzo, rimasto incompiuto e ispirato ad un fatto di cronaca nera realmente accaduto, avvenuta a puntate sulla rivista “Letteratura” negli stessi anni, ebbe una diffusione molto limitata.
Solo dopo il trasferimento a Roma di Gadda come giornalista della RAI, l’editore Garzanti gli propone la pubblicazione in volume del libro che, una volta uscito, contribuisce a dargli un immediato successo.
Per questo motivo tra la prima versione e quella definitiva vi sono alcune differenze come: una diversa articolazione dei capitoli, con l’obiettivo di aumentare la tensione narrativa del racconto, e varianti al testo.
La vicenda, ambientata nella Roma fascista, prende le mosse da una rapina e da un successivo omicidio ai danni di Liliana Balducci che avvengono in un palazzo al numero 219 di via Merulana, una strada nel cuore di un vecchio quartiere popolare della capitale.
Nonostante l’inchiesta si allarghi in varie direzioni e interessi vari strati sociali, illustrati nel libro con grande forza espressiva, non si arriva all’identificazione di un colpevole.
Chiamato ad indagare sui due casi, forse collegati fra loro, è il commissario di origine molisana Francesco Ingravallo, altrimenti indicato come don Ciccio, uno dei più giovani e invidiati funzionari della sezione investigativa della polizia e amico dell’assassinata e del marito.
Questo personaggio, attraversato da passioni, incertezze, angosce che lo rendono vulnerabile e umano, non è il classico detective che scioglie l’enigma del delitto ricorrendo alle geometriche induzioni e deduzioni del raziocinio.
È invece un uomo immerso nella incoerenza del reale, che cerca tuttavia di afferrare nella sua contraddittoria interezza.
Gadda costruisce un intrigo poliziesco che gioca su un duplice registro: può essere letto, infatti, come eco del mondo e come bricolage letterario.
Attraverso l’uso di un registro linguistico tutto nuovo, Gadda si scaglia contro la società burocratica e ottusa della borghesia fascista ed i suoi falsi miti: in particolare, quello della famiglia, che, dietro l’aspetto solido, nasconde violenza e sopraffazione.
Oltre ai significati più strettamente filosofici del libro, colpisce e diverte il lettore anche lo stile letterario e il linguaggio di Gadda, la sua ricchezza lessicale ed espressiva, la scelta di parole sature di significato, di umori, di echi gergali e dialettali.
Tre infatti sono i dialetti che affiancano l’italiano nella narrazione della vicenda: il romano, il molisano, il napoletano, impiegati con perizia.
Il pastiche linguistico di Gadda inoltre, è completato da numerosi neologismi.
Le parole, con la loro etimologia complessa influenzano il punto di vista dei personaggi, non si limitano a indicare le cose ma ne esprimono l’essenza.
La complessità del linguaggio impiegato e le frequenti digressioni rendono la lettura a volte faticosa ed esigente.
A renderla più gradevole, a stemperare l’amarezza delle analisi, concorrono però l’umorismo, l’ironia, la comicità, di cui il libro è impregnato.