venerdì 24 ottobre 2014

Uccidi il padre

Autore: Sandrone Dazieri
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
Mese di uscita: Maggio 2014
Collana: OMNIBUS
N° Pagine: 562
Prezzo: € 18,00

Pubblicata da Mondadori e uscita nelle librerie italiane nel maggio del 2014, “Uccidi il padre” è un'opera dello scrittore e sceneggiatore cremonese Sandrone Dazieri.
Abbandonato il suo personaggio più famoso, il Gorilla, protagonista di una serie di romanzi noir metropolitani molto amati da un vasto numero di lettori e di un film interpretato da Claudio Bisio, l'autore dà vita ad un thriller frenetico e claustrofobico.
Scritto con uno stile scorrevole e asciutto e dotato di dialoghi scarni e incisivi questo libro, che nonostante le 562 pagine di cui è composto costituisce una lettura veloce, appassionante e ricca di tensione e colpi di scena, si può considerare la risposta italiana a “The Manchurian Candidate” di Richard Condon.
Cardini della vicenda, il cui svolgimento ricorda a grandi linee quello de “Il silenzio degli innocenti”, sono tre persone molto diverse tra loro: Colomba Caselli, una poliziotta in congedo dopo un evento tragico a cui ha assistito impotente, Dante Torre, un esperto di individui scomparsi e abusi infantili, le cui incredibili capacità deduttive sono eguagliate solo dalle sue fobie e paranoie, soprannominato “l'uomo del silos” perché da bambino è stato cresciuto ed educato all'interno di un silos e un individuo, “Il Padre”, l'unico contatto che, durante la prigionia, Dante aveva con il mondo esterno.
Affiancati da comprimari molto ben connotati, sia fisicamente che psicologicamente, questi soggetti sono gli interpreti di una storia che, nonostante sia un'opera di fantasia che parte come una normale caccia ad un serial killer, prendendo spunto da reali attività svolte dalla CIA, durante gli anni cinquanta e sessanta del XX secolo, che avevano come scopo quello di influenzare e controllare il comportamento delle persone, assume peculiarità diverse da quelle che il lettore si aspetta, spiazzandolo e rendendolo partecipe di eventi che coinvolgono alte entità come stato ed esercito.
A dimostrazione della plausibilità della trama poi, anche le ambientazioni sono precise e ben documentate.
I fatti si svolgono a Roma e Cremona, due città che Dazieri conosce molto bene, in cui alla descrizione di zone di fantasia, funzionali allo svolgimento degli episodi narrati, sono alternate quelle di luoghi geografici ben precisi.
A questi tratti si aggiunge una scansione dei capitoli molto equilibrata e un ritmo serrato in cui a momenti frenetici si alternano attimi di tranquillità.
Il finale, in cui si arriverà a tirare tutte le fila degli intrecci, è molto ben costruito ma nonostante ciò all'improvviso vengono a galla sottotrame che daranno adito ad altri dubbi che non saranno risolti.
Alla luce di quanto scritto si può quindi affermare, senza paura di smentite, che questo volume sia una lettura consigliatissima oltre che per gli appassionati di letteratura gialla anche per chi cerca in un romanzo spunti di riflessione e trame appassionanti.

giovedì 16 ottobre 2014

Milano calibro 9

Regia: Fernando Di Leo

Fotografia: Franco Villa

Musiche: Luis Enriquez Bacalov

Montaggio: Amedeo Giomini

Cast: Gastone Moschin, Barbara Bouchet, Mario Adorf, Philippe Leroy, Lionel Stander

 Anno d’uscita: 1972


"Milano Calibro 9", film girato nel 1971 e uscito l’anno successivo, è il primo capitolo della celebre Trilogia del Milieu, continuata da "La mala ordina" e conclusa da "Il boss", nel corso della quale Fernando di Leo esplora i vari aspetti del mondo della criminalità organizzata.
Il titolo del film è tratto da quello di un racconto di Giorgio Scerbanenco e sempre dallo scrittore russo derivano alcuni spunti di sceneggiatura, per esempio il pacco bomba alla stazione, derivato da "Stazione centrale ammazzare subito".

Al di là degli spunti però, si può dire che Di Leo abbia costruito il proprio lungometraggio in assoluta autonomia utilizzando la categoria del noir per un personale discorso sociologico e antropologico, oltre che filosofico, sull’universo delinquenziale.

La riuscita perfetta di "Milano calibro 9" passa anche attraverso l’uso accorto degli attori, in particolare Gastone Moschin, che per la prima volta nella sua carriera si cimenta in un ruolo drammatico, Barbara Bouchet, nella cui bellezza il regista trovò riflessi di ferocia adatti al personaggio, Mario Adorf, artefice di una caratterizzazione memorabile nella parte del violento e sardonico Rocco Musco e Lionel Stander che inaugura la tradizione dei grandi interpreti hollywoodiani adottati da Di Leo nei propri noir.

Ma vera protagonista del film è la città, Milano, che si affranca da una pura funzione di sfondo della vicenda narrata diventando un centro nevralgico di lotte intestine tra la malavita e un ganglio di interessi economici sporchi.

"Milano calibro 9", come si è precedentemente detto, girato sul finire del 1971, è il primo capitolo ideale di una trilogia che si andrà completando nei due anni successivi con "La mala ordina" e "Il boss", nell’arco della quale Di Leo traccerà le coordinate di un nuovo universo del crimine quale si era andato affermando in Italia e soprattutto nelle grandi metropoli del nord in quegli anni.
Una visione diretta, secca, priva di orpelli ma straordinariamente acuta e con esiti lirici nella sua capacità di afferrare l’essenza antropologica degli individui, distinguendone i tipi e sottolineandone le psicologie, con un occhio sempre fisso alla società che produce i “delinquenti”.

I noir dileiaini diventano così una chiave interpretativa del reale, delle sue contraddizioni, e dell’irriducibilità dialettica tra apparenza e destino.

"Milano calibro 9", originariamente pensato con il titolo "Da lunedì a lunedì", uscì nei cinema in una forma lievemente diversa da quella in cui è poi circolato nei supporti home-video, con la sovraimpressione di giorni e ore a scandire le varie fasi della storia e a dare il senso del procedere inesorabile del tempo.

Grande pregnanza al tutto offre infine la colonna sonora, composta da Luis Bacalov ed eseguita dal gruppo degli Osanna, che commenta magnificamente l’alternarsi di crudeltà e lirismo alla base di quello che giustamente si considera il capolavoro di Fernando di Leo.

mercoledì 8 ottobre 2014

Carta bianca

Autore: Carlo Lucarelli
Editore: Einaudi
Collana: Stile Libero Big
N° pagine: 112
Anno d'uscita: 2014
Prezzo:
€ 12,00

Pubblicato originariamente da Sellerio nel 1990 e riproposto ventiquattr'anni dopo dalla casa editrice Einaudi di Torino, nella collana “Stile libero big”, “Carta Bianca” è il romanzo di esordio dello scrittore, regista, sceneggiatore, conduttore televisivo e giornalista emiliano Carlo Lucarelli.
Noir storico a sfondo poliziesco, ambientato nell'aprile del 1945 in un'Italia devastata dalla guerra civile e dagli ultimi brandelli del secondo conflitto mondiale e della Repubblica di Salò, questo breve libro vede il commissario Achille De Luca della questura di Bologna, accompagnato del maresciallo Pugliese, indagare sulla morte di Vittorio Rehinard, donnaiolo impenitente e personaggio ambiguo che gode di molte amicizie importanti e altolocate.
L'inchiesta si rivelerà molto difficile poiché questo omicidio scoperchierà un ambiente in cui sesso e droga fanno da padroni e metterà in luce uno scontro in atto tra due fazioni contrapposte del partito fascista nel corso del quale il protagonista della vicenda narrata si accorgerà di come la carta bianca data dai suoi superiori è solo apparenza.
Nonostante ciò De Luca, poliziotto tutto d'un pezzo ex esponente della brigata Ettore Muti, mettendosi contro alte personalità politiche e militari e non arrendendosi all'idea di una soluzione comoda riuscirà a venire a capo degli intricati eventi trovando il colpevole del delitto.
Sebbene, a causa della brevità, questo volume non spicchi per una trama articolata si fa apprezzare per una ricostruzione storica accurata e puntuale, derivata da una tesi sulla Polizia nella Repubblica Sociale, di un periodo molto delicato per l'Italia.
Un altro tratto caratteristico di questo tomo, che inizia con una prefazione in cui l'autore racconta la genesi dell'opera, è l'attenta descrizione dei personaggi, sia dal punto di vista fisico che psicologico, resi più autentici dal ricorso a dettagli visivi, acciacchi, manie, insicurezze, e patologie che fanno in modo che non restino macchiette fine a se stesse.
La prosa, sobria ma molto d'effetto, efficace e immediata, contribuisce infine a rendere il racconto avvincente e interessante anche dal punto di vista più propriamente letterario.
Con velate allusioni al presente, quasi a voler denunciare come corruzione e collusione siano caratteristiche innate degli esseri umani, sullo sfondo degli eventi criminosi viene poi descritta una classe politica allo sbando, con funzionari che lottano con tutti i mezzi, oltre che per salvare la propria pelle, per garantirsi un avvenire luminoso.
Tutti questi fattori, che hanno contribuito a rendere Carlo Lucarelli uno dei più affermati uomini di cultura italiani, fanno si che la lettura di questo romanzo sia estremamente consigliata sia agli appassionati di letteratura gialla e storia contemporanea che a chiunque sia in cerca di pubblicazioni avvincenti ed eroi a 360°.